Le spire di
pioggia si contorcevano nel vento freddo dellinverno, e il loro urlo sembrava capace
di attraversare il tempo e lo spazio. Sul vetro della finestra si allungavano strisce
dacqua sottili come piccoli fiumi di un altro mondo. Scorrevano lente, disegnavano
venature e ricadevano come lacrime dove gli occhi del ragazzo non potevano vederle.
Seduto su una sedia bianca, in una stanza grigia, aveva lo sguardo perso e gli occhi
spenti. I capelli rasati mettevano in rilevo le sporgenze del cranio, e il corpo era
avvolto in un lungo vestito grigio che gli teneva le braccia raccolte contro
laddome, come una cintura. Non poteva muoversi e sul volto gli occhi erano
circondati da un alone violaceo.
Un fulmine guizzò nel cielo.
Come penetratogli nella mente, lo riportò a ricordare.
Cera unaltra finestra quel giorno, e un altro temporale, ma a lui parevano gli
stessi.
I tuoni scuotevano i cuori delle persone nelle case facendone tremare le pareti.
Le voci dei lampi le aveva chiamate suo nonno.
Lo aveva intravisto come unombra più densa delle altre, era sgusciato
nelloscurità e lo aveva avvolto prima che lui potesse fare o dire qualcosa. Gli era
penetrato nella mente indicando quale via avrebbe dovuto seguire.
I lampi, aveva detto suo nonno, sono come le vite delle persone. Piccoli
o grandi, contorti come un albero o dritti come la punta di una freccia, lasciano un'eco
dietro di sé. E anchesso, sia forte o un sussurro appena, finisce per scomparire
nella pioggia.
Lombra laveva guidato nel buio della notte, e gli aveva fatto prendere il
fucile. I tuoni si erano mescolati con il rombo dei colpi, e si erano portati via la vita
di tutta la sua famiglia.
Una lacrima gli scese dal volto. Luccicò e gli si spense sulle labbra.
E la pioggia cadeva.