La campagna
era dura come roccia, a tratti gialla di grano, si stendeva fino al deserto di pietre e
terra arsa, regno incontrastato della vipera, dove il sole si schiantava frantumandosi in
inquietanti riverberi, così violentemente da fare quasi rumore. Eppure ogni cosa taceva,
attorno. Anche le cicale avevano improvvisamente smesso di frinire. Luomo perse lo
sguardo più in là, oltre i lembi di terra coltivata di ripide ignote colline. Alle sue
spalle la vecchia auto morta sotto lombra clemente del fico selvatico. Doveva pur
esserci qualcuno, nei dintorni. Limprovviso fruscio del vento tra le spighe gli
suggerì di andare avanti. Attraversò il grano, il passo incerto da forestiero, si spinse
avanti, dove il paesaggio si faceva lunare ed i tumuli parevano macchie grigie in mezzo
agli sterpi.
Qualcuno. Sì laggiù qualcuno cera davvero. Affrettò il passo. Sconosciute figure
che si aggiravano ciondolando tra le pietre. Erano, tre, quattro. Dieci. Di più.
Percorrevano il campo in tutte le direzioni. Non sono contadini, pensò. Forse pastori.
Non aveva mai veduto pastori senza gregge. Forse cercatori di funghi, di erbe.
Ehi, gente. Attorno soltanto silenzio.
Adesso le erbacce incolte si aggrappavano ai suoi pantaloni di stoffa leggera, le sentiva
come spine nella carne. Il cimitero di tumuli attorno a lui biancheggiava di pietra e
cocci rotti e frammenti di vecchie ossa. Ed uno di quegli sconosciuti era a pochi metri,
poteva quasi toccarlo.
ho bisogno di aiuto signore lauto mi si è spenta e
E inorridì. Non era viva, quella cosa nauseante e sporca e putrefatta. Provò a
muoversi, ma la terra gli inchiodò il passo, lo tirò a sé beffarda. E le creature si
facevano avanti tutte insieme, adesso gli erano attorno, quasi addosso. Urlò. Ancora.
Fino a spezzare le corde.
Poi sentì il primo morso.