Elena
infilò con rabbia lo spillone nella testa della bambola. Non aveva mai creduto a queste
cose. Il potere della disperazione. Ormai, dopo i pianti e le implorazioni, le erano
rimaste solo le pozioni magiche e una folle brama di vendetta. Aveva speso i suoi ultimi
risparmi per comprare da Madame Voodoo questa bambolina di pezza, a cui aveva cucito
capelli e unghie di suo marito. Delluomo con cui era sposata da dieci anni e a cui
aveva dato una bambina, Emma, la loro unica figlia, che amava più della sua stessa vita,
anche se era down. Nonostante problemi e difficoltà ma chi non ne ha, in fondo?
erano una famiglia felice. Almeno questo era ciò che credeva Elena, prima di
sapere che suo marito voleva lasciarle per una ragazza di ventanni che, oltretutto,
era incinta. Gli avrebbe dato un figlio normale.
Da quando aveva comprato la bambola le emicranie del marito erano sempre più acute e
frequenti, ma la sua mente, logica e razionale, si rifiutava di collegare le due cose. Per
lei era un gioco, un modo per sfogare stress e rabbia, come quelle palline di gomma che si
stringono in mano.
La porta dingresso si aprì. Suo marito la abbracciò, le disse che con laltra
era finita e che lei era lunica donna che avesse mai amato. Si baciarono. Elena non
perse tempo a farsi domande e si lasciò portare in camera da letto.
Emma aveva sentito arrivare qualcuno e si era svegliata. Vide la bambola sulla poltrona e
la prese in mano incuriosita. Le piaceva soprattutto limbottitura. Era morbida.
Sembrava che ci fosse qualcosa di vivo, dentro. Strappò la stoffa e guardò affascinata
la sabbia che riempiva la bambola cadere sul pavimento. Non si accorse nemmeno del grido
inumano che proveniva dall'altra stanza.