Lycos

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2005 - edizione 4

Guardava la fredda notte illune dalla finestra del vecchio castello: una lugubre costruzione in pietra, vecchia di secoli, appollaiata sopra un nero pinnacolo roccioso; un erto sentiero, fiancheggiato da croci, saliva al portale, oscure finestre s’aprivano sulle mura, inquietanti come orbite vuote.
Il Conte passeggiava nervoso nel salone; spesso scorreva lo sguardo allucinato dalle fiamme del camino al buio esterno: qualcosa lo turbava profondamente.
Guardò la cupa foresta vicina, oscura e minacciosa e pensò: “Li sterminerò tutti quei maledetti lupi. Per giorni ho sparso esche intrise del mio speciale, potente veleno. Dovrebbero essere tutti morti.”
Aprì la finestra; una folata di vento gelido entrò, mista ad un fiocco di neve e ad un terrificante ululato, vicino.
Rabbrividì incredulo: ancora lupi!
D’un tratto un rumore raschiato; sconvolto tese l’orecchio, lo risentì.
Una sorta di stridio, di sfregamento, come unghie d’acciaio sui muri.

Guardò fuori e pietrificò: decine di giganteschi corpi irsuti, dagli artigli raccapriccianti e dalle zanne acuminate, stavano arrampicandosi lungo le mura.
Potevano ricordare lupi, ma molto più grandi, feroci e... esiziali.
Un pensiero balenò nella sua mente: Licantropi!
No, non esistono licantropi, sono miti, leggende.
I pensieri razionali cessarono nel momento in cui un mannaro gigantesco, sfondò la finestra ed entrò, seguito dall’orda selvaggia.
Il Conte gridò: ”Non siete reali, non esistete”.
L’enorme mannaro lo atterrò e prima di squarciargli la gola, gli disse: ”E’ vero, non esistevamo. Siamo divenuti reali grazie a te. Il potente veleno che ti sei procurato a Chernobyl, era contaminato dalle radiazioni, perciò anziché ucciderci, ci ha trasformati. Saremo immortali, grazie”.
I mannari iniziarono il banchetto ruggendo.
In paese c’era tanta carne umana... dopo, fortunatamente, potevano ancora mangiare.
Il capobranco ululò, richiamando i veri lupi: v’era ancora molto veleno che dava l’immortalità da distribuire, molti lupi da trasformare e molto cibo da divorare.

Pierangela Eliogabalo