Dopo una
lunga e monotona giornata scolastica finalmente suona la campana. Il suo suono arriva alle
mie orecchie come un: ragazzi?? La tortura è finita!!
Ed invece io non sapevo che la tortura era appena iniziata.
Sono il classico ragazzo che pur studiando poco riesce a prendere buoni
voti, e questo ha sempre dato molto fastidio al mio ex prof di filosofia, in quanto egli
riteneva che per poter studiare e per poter ragionare sulle proprie consocenze occorre
usare molto tempo, e che un esser che non usa il suo tempo in modo costruttivo è un
essere indegno della vita stessa.
Su questo punto io ed il professore abbiamo sempre avuto molto da distcutere, eravamo
amici-nemici.
C'era un rapporto di odio amore reciproco, non saprei descriverlo.
Comunque ritorniamo un po' al momento in cui la campanella è suonata... come al solito
tutti ci siamo alzati, e nel fracasso ci siamo diretti verso le scale per poter uscire, io
ho preso la mia Camel dal pacchetto, e me la sono messa sull'orecchio.
All'uscita mi sono fermato un po' sulle scale della scuola coi miei amici e dopo una bella
chiaccherata sui gruppi musicali emergenti decisi di andare verso il pulman.
Però un uomo strano richiamò la mia attenzione... era semi sdraiato
sul gradino di una vetrina chiusa, aveva un mozzicone spento in mano, ed una bottiglia di
qualche liquore nell'altra.
Aveva un viso familiare, ma non riuscivo ad identificarlo, la mia mente diceva di
consocerlo, ma nella mia banca dati non risultava.
Ad un tratto mi chiama, mi dice proprio così: ehi tu... hai da accendere?
In quel momento mi sentii debole.. .era il mio ex prof di filosofia; non sapevo cosa fare,
come agire cosa dirgli.
E così gli diedi solo l'accendino, ma lui continuò: non hai ancora capito chi sono vero?
Sono io, proprio io... il tuo professore!!!! Hai visto come si riduce chi spreca il suo
tempo??
Il tempo è l'unica cosa che consente al percorso della vita di cambaire, è un insieme di
numeri che comandano il destino individuale, senza tempo ci sarebbe il caos materiale.
Io ho sprecato il mio tempo a causa vostra, per fare il mio lavoro usavo una grande
quantità di tempo, tempo che sottraevo a cose molto più importanti... e adesso a pagare
sarete proprio voi!!!
Mi ridiede l'accendino e me ne andai a passo lento e pensieroso verso il pulman.
Per tutto il pomeriggio pensai alle sue parole, me le faci ritrascorrere in mente come
fossero registrate, e cominciai a capirne il senso.
La cosa che più mi turbava era il fatto che adesso noi la dobbiamo pagare!
Non capivo cosa avesse intenzione di fare.
Il giorno dopo lo ritrovai nello stesso punto del giorno precedente,
stavolta si limitò solo a dire: me la pagherete...
A scuola ne parlai solo con alcuni amici, e mi dissero che magari stava delirando per via
dell'alcool, ma io invece rimanevo convinto che secondo la sua filosofia noi gli avevamo
fatto un danno, gli avevamo cambiato il percorso della vita e lui nella sua pazzia aveva
deciso di farcela pagare.
Passarono i giorni, le settimane e non accade mai nulla, il professore non era più al
solito gradino... era sparito, aveva smesso di inquietarmi, ed io stavo decisamente meglio
psicologicamente.
Ma in un mattino invernale la campanella suonò tre volte nel giro di pochi secondi, era
l'allarme anti incendio.
Le uscite d'emergenza risultavano esser bloccate dall'esterno... il professore si era
vendicato.