Una tenda
viola piena di ripiegamenti e gonfiori tagliata da lame di luce d'oro. Il tramonto di
giugno trasforma il cielo in un luna park di luci e di colori.
Per contrasto la piccola sagra sperduta nella pianura sembra una miniatura. Vi arrivo per
caso e cammino sul prato in mezzo alla gente.
Stelle fatte di lustrini e strisce di carta pendono dall'alto. Sotto file di lumi colorati
girano i cavalli di legno della giostra. I colori fantasmagorici del crepuscolo si
sciolgono in pennellate dense, violacee su sfondi gialli.
Improvvisamente si fa silenzio nella festa e tutti diventano immobili, in attesa. Poco
lontano si vede venire avanti una piccola processione composta di alcuni uomini che
sorreggono un trono di legno dorato.
Sommersa da stoffe preziose, fiori e gioielli vi sta seduta sopra una bambina; è la
reginetta della festa e rappresenta una Dea pagana. Uomini e donne si accodano dietro
allungando la processione che gira intorno al prato.
Il trono viene deposto vicino a un pergolato di roselline selvatiche e tutti sfilano
davanti. Mettono ai suoi piedi piccole offerte, spighe di grano, in cambio di pronostici
per il futuro o l'esaudimento dei desideri.
La bambina, che simboleggia la Dea dell'abbondanza, ha una espressione annoiata o
misteriosa. Le altre bambine la guardano con occhi spalancati.
La festa riprende più rumorosa di prima e tutti mangiano, bevono o ballano in suo onore.
Mi siedo alla tavola per mangiare un panino fra contadini baffuti, in un tintinnìo di
piatti e bicchieri.
Un vecchio paralitico con la punta chiodata del suo bastone crea disegni complicati sulla
polvere. Li guardo con attenzione adesso: sono spirali, cerchi concentrici, ellissi... Che
cosa può significare?
Riprendo a camminare sul prato.
In un angolo la ruota della fortuna gira e i chiodi numerati vanno a distribuire premi ai
partecipanti. L'uomo sorridente con la faccia cavallina mi chiama:
"Venga, venga da questa parte signore, questa è la sua sera fortunata..." le
sue parole sono coperte dal rumore della folla.
Passo davanti alle bancarelle dei dolci, del vino e visito una mostra di farfalle.
Sul palco, piccolo e sbilenco, sono saliti adesso quattro musicanti molto originali che
suonano una musica antiquata. Quello con uno strano berretto e con i capelli che gli
sfuggono di lato suona il mandolino. Un grassone con occhiali e basettoni è alla
chitarra. Il terzo soffia nel sassofono in maniera indiavolata diventando tutto rosso in
faccia e l'ultimo, magro e sudato, è alla grancassa. Ogni tanto si interrompono per bere
da un fiasco di vino.
Incontro una ragazza che mi piace e la invito a ballare. Poi ballo con un'altra e un'altra
ancora...
Stasera la Vita mi dà alla testa come un vino, e la mia mente è tutto uno spumeggiare di
pensieri.
I lumi sono diventati più brillanti, aumentano di intensità come per scacciare indietro
la notte. Improvvisamente dalla folla si leva un grido di stupore e tutti si fermano per
guardare il cielo. Ansimante e sudato mi fermo di ballare anch'io e guardo in alto.
Nel cielo a nord sono apparse strisce di celeste acquerello e in mezzo si vedono
semicerchi di macchie rosse, come corone di rose su sfondo bianco! Tutti gridano al
prodigio e un senso di venerazione per il supernaturale passa fra di noi come un brivido.
Lentamente il fenomeno celeste sbiadisce, diventa sfocato finché il cielo a poco a poco
ritorna nero. Il profumo della paglia è così intenso da dare un senso di stordimento.
La festa continua colorata e rumorosa. I musicanti riprendono a suonare.
La bambina seduta sul trono ha un sorriso ambiguo.