Ancora non
si è spenta la deflagrazione nel tuo cranio. Una bomba? Il terremoto? Ogni cosa ti è
cascata addosso, fracassando le membra e la testa, squarciando i pensieri e il cuore.
Sai che è finita, finita per sempre, ma in fondo non te ne dispiace. Nascosto in questo
claustro, in questo rifugio di macerie, puoi guardare finalmente nelle latebre della tua
anima, passare in rassegna sogni finalmente chiari; prima del sonno liberatorio.
Dormire. Dormire. Essere libero da legami spazio-temporali.
Tutti i tuoi avi ti giacciono al fianco, ti fanno cenno di raggiungerli e ti tirano
gentilmente per un braccio. Ma non puoi muoverti. Le tue tempie sono state trapassate da
un tubo di piombo, le tue ginocchia si sono fuse con un masso di alabastro, i tuoi denti
si sono incagliati su una trave.
Da come un soffio ti scivola silenzioso sulla fronte, capisci che una ferita si è aperta
nella terra. Hai nelle narici il respiro di latrine sventrate. L'unico tuo occhio buono, e
senza palpebra, si è incastrato in una fessura nebbiosa, da dove puoi vedere il cielo
pendere storto.
Tutt'attorno c'è forse chi urla, chi piange, chi sussurra, ma tu non odi. Avverti appena
il ribollio del mucopus che, sgorgando dalle ghiandole, si fa vettore del liquido ematico.
Sei un ammasso di ossa che stillano ghiaccio organico. Non riesci nemmeno a far guizzare
un muscolo, immobilizzato in un dolore che non finisce mai. Questo dolore! E' una
pulsazione ad alta frequenza: ora sale, ora scende. E' come la schiuma di un'onda che si
spacca su uno scoglio.
Possiedi comunque la luce di visioni prima ignote, chimeriche, lo splendore al laser di
costellazioni non più prigioniere, e senti che, addormentandoti, planerai sui cerchi
saturnini di una realtà fatta a pezzi.
C'è chi latra, ma non è sopra o sotto di te.
Dormire...
Ti tirano per un braccio, ma rimani immobile. Soltanto l'alito puzzolente degli Inferi
ti agita i capelli.