Il rituale di passaggio

Mio Signore, è stata struggente l'attesa di veder riempirsi le cinque coppe sotto i cadaveri dei cani appesi sgocciolanti. Si scatena il fremito delle mie Sorelle nell'assaporare il gusto ferroso del fluido e nel passarcelo di bocca in bocca... sentire l'eccitazione che cresce tra le nostre gambe e aspettare smaniose che Tu arrivi a soddisfarci, una dopo l'altra, instancabile.
E' ormai l'alba del terzo anno: si conclude il mio ciclo di iniziazione, sta per compiersi il rituale di passaggio. Tra poco mi nutrirò del sangue e delle tenere carni del bambino che tu hai insediato nel mio ventre... sangue del nostro sangue... tra poco sarò consacrata a Te per sempre, mio Signore!
Mi preparo al rituale: ho masticato la mirra; le Sorelle hanno inciso per tredici volte sul mio corpo il simbolo, invocando il tuo nome in grida folli; mi hanno penetrata con il corno bianco e poi tutte hanno leccato i succhi del mio piacere misto al sangue delle mie carni lacerate... ora sono pura mio Signore!
Le Sorelle preparano nostro figlio: lo distendono sull'altare di pietra da cui mi sono appena levata e lo legano agli arti. La luce tremula delle candele rende meno bianca la sua pelle vellutata. Le Sorelle ti invocano in un canto sommesso, in cerchio attorno all'altare. Vieni mio Signore, voglio che Tu appaia in tutto il tuo splendore!
Il canto si fa convulso, il tono violento. Poi all'improvviso il silenzio.
EccoTi.
La tua potente nudità fa contorcere me e le mie Sorelle. Io sarò l'ultima... mi prenderai alla fine del rituale. Ti avvicini alla prima: la tua coda si avvolge intorno al suo collo e la trascini a terra in ginocchio. La possiedi nella bocca. La tua enormità la lacera agli angoli e il sangue le sgorga rapido. Le liberi allora il collo e con la coda ti insinui tra le sue gambe. Sentiamo il suo orgasmo esplodere proprio quando il tuo seme le ha riempito la gola.
Ti vedo contrarre le spalle e dilatare le ali... con un balzo getti a terra la seconda, ti avventi sulla sua schiena e la penetri afferrandola per i fianchi mentre schiacci il suo viso a terra. Dopo averla riempita del tuo seme ti unisci ferocemente alla terza: la afferri per le caviglie e, dopo averla trascinata lungo il pavimento, la sollevi lasciando la sua testa a pochi centimetri da terra... allora tenendola sospesa le divarichi le gambe e la possiedi nel retto... le sue urla di piacere sembrano suoni strozzati.
Di nuovo dilati le ali e balzi verso la quarta: con la coda la afferri per la vita e la trascini a terra supina. Le infili nella bocca il tuo membro incessantemente eretto e intanto con le due punte della tua lingua ti insinui nelle sue fessure.
Raggiungi potentissimo il tuo quarto orgasmo.
E' il mio momento.
Le Sorelle, ormai soddisfatte, piene dell'energia del tuo seme, si spostano ai lati dell'altare su cui è legato nostro figlio. Sanno esattamente cosa fare, sono esperte: ripeteranno ciò che altre Sorelle hanno fatto ai loro figli... i tuoi figli.
Mi avvicino all'altare. Lui è pronto. È steso e legato agli arti, mentre la sua testa è reclinata oltre il bordo della pietra. Tu, mio Signore, mi porgi il sacro coltello del rituale, quello che è già stato sollevato su ogni tuo figlio.
Lo afferro con entrambe le mani. Miro al collo di nostro figlio e affondo sulla destra, trascinando la lama fino alla sinistra. Il suo corpo si contrae e il suo grido rompe l'aria. Si muove ancora quando affondo di nuovo la lama per aprirgli il piccolo torace.
Ora le Sorelle si avventano sulle sue carni, strappandole e divorandole voracemente. Il sangue che cola ai lati dell'altare e sotto la testa va rapidamente a riempire le nostre cinque coppe. Beviamo.
E ora tocca a me... afferro il cuore ancora caldo e me ne nutro, lasciando che diventi parte del mio corpo. Il rito è quasi completo: sei davanti a me, Mio Signore, e il tuo membro mi pretende.
Mi afferri per i polsi e cominci a muovere le tue ali sollevandomi con te da terra. Mi penetri ferocemente e io non ho appigli. Mi possiedi in aria, sopra ciò che resta del corpo di nostro figlio.
Sento il tuo sperma caldo inondarmi e bruciarmi dove il corno bianco mi aveva lacerata... scateni in me un piacere disumano.
Poi mi lasci cadere a terra.
Sono esanime, sfinita. Ora sono Tua per sempre.

Valchiria Pagani