"E' un caso molto strano", mormorava il commissario Righetti.
"Mai vista una cosa simile. Sembra quasi che l'assassino abbia voluto rendere un
omaggio al morto. Prima lo uccide e poi ne compone il cadavere. Per ultimo, quasi a voler
sfottere, gli mette in mano la coroncina del rosario". Intanto gli uomini della
scientifica ultimavano gli ultimi rilievi. Un colpo di coltello dritto al cuore aveva
steso un uomo nel pieno del fulgore della giovinezza. Righetti si avvicinò al cadavare.
Evidentemente il morto conosceva il suo carnefice. Nel Parco dei Tigli, nonostante fossero
le tre di un pomeriggio di fine settembre, tutto era silenzio. Solo il rumore dei
poliziotti, del carro funebre e del richiamo dei merli spezzavano, a tratti,
quell'atmosfera greve che in genere caratterizza la morte.
Un uomo della omicidi consegnò al commissario alcune carte: uno scontrino di un centro
commerciale della zona ovest e una foto formato cartolina di una donna in compagnia di un
militare.
"Grazie, esaminerò questa roba più tardi, con calma". E Righetti con un'aria
piuttosto imbronciata montò su un'auto di servizio...
- Quell'uomo è un idiota, un vero e proprio imbecille, si, é proprio vero, negli ultimi
tempi fa delle cose strane, strane come i quadri che dipinge.- Gli avventori del
"Luna Rossa", fra un gelato e un cognacchino, parlavano di Martino, un loro
amico un po' svampito. Mentre la signora Rosa, la moglie dello svampito, sembrava essere
completamente ignara della faccenda. Ma forse fingeva tanto per convenienza...
"E' vero però la furbona ha già provveduto al ricambio". Quest'ultima
malignità, però, conteneva una parte di verità. In fondo Rosa era sempre stata un
"tipino svelto". Era una abituata a scegliersi il maschio e Martino, a suo
tempo, era caduto nella rete di Rosa...
Rosa aveva un amante, un tizio sui trent'anni, sconosciuto ai più, che
si spacciava per un viaggiatore di commercio. I due, piuttosto tra loro assidui,
s'incontravano allo "Sparviero Bianco", un hotel a circa un chilometro dal
raccordo. E tra i più informati del "Luna Rossa" si mormorava di una prossima
fuga dei due colombi. Di Conseguenza Martino, oltre ad essere svampito, era anche becco.
Intanto la notizia di quel morto aveva fatto il giro del paese. Solo Martino non dava peso
al fattaccio. Lui continuava nella sua strana vita e, armato di cavalletto, tele, colori e
pennelli, come al solito, era fuori a dipingere. Quel morto non era affar suo...
L'ora del tramonto lo sorprese sulla collina del Parco dei Tigli. Dipingeva ancora. Sulla tela lo lo schizzo della pianura con il convento di Sant'Onofrio immerso nel più profondo blu erano la prova più evidente di quanto Martino fosse precipitato nel baratro più oscuro della sua misteriosa follia.
Una monomania che nel momento creativo conduceva quel povero
disgraziato verso visioni assurde e spaventose. Con il calare delle prime ombre della sera
Martino era ancora lì. Il suo pennello andava su e giù lungo la tela da cui un volto
bianco, piangente, sostenuto verso l'alto da una improbabile macchia rossa, sembrava come
voler librarsi in volo distaccandosi da quel mare di blu. Martino osservò soddisfatto il
suo lavoro. Sentiva appetito. Decise di rientrare.
Raccolte le sue cose si avviò verso casa. Percorreva con uno sguardo beota il viale
principale del parco. Alzava gli occhi verso il cielo e sorrideva alle stelle. Arrivò a
casa. Rosa guardava la televisione.
"E' per te cara!" E Martino, con fare galante, offrì a Rosa
la sua ultima creazione. La donna prese la tela. La osservò con un certo disgusto. Poi,
quasi con fare distratto, la allontanò da sé.
"Non ti piace cara?" Chiese Martino." Be', é un po' triste, non ti
pare?" Martino per tutta risposta si mise a fischiettare un motivetto. Era l'ora del
telegiornale regionale. Sul video apparve il volto dell'uomo del Parco dei Tigli. E allora
Rosa comprese. Ecco il significato del quadro di Martino.
"Disgraziato!" Si mise ad urlare " Tu sapevi! hai sempre
saputo, disgraziato! E' vero?"
"Che vuoi mia cara io sono uno svampito, un imbecille e un cornuto. Lo dicono tutti:
quelli del "Luna Rossa" e anche tu. Sì, il tuo caro amico l'ho ucciso io e
adesso, se ti pare, chiama la polizia e dovrai raccontare il tuo amore per il morto.
Dovrai parlare dei tuoi amplessi dell'intenzione di fuggire insieme. Lo dovrai ripetere in
tribunale e lì dentro tutti prima rideranno di te e poi ti disprezzeranno, senza contare
la possibilità di non essere creduta, perché vedi, cara Rosa, il mio é stato un
lavoretto veramente ben fatto. E adesso puoi anche partire".
"Sei una carogna! Ma quanti anni sono che fingi?"
"Non lo so mia cara, io sono svampito". E Martino riprese a fischiettare un
motivetto.
Il commissario Righetti, intanto, brancolava nel buio. Al centro commerciale della zona ovest nessuno si ricordava di quell'uomo e quella fotografia risultò essere un riuscito fotomontaggio.