Norma scese
dalla propria auto, e cercò una moneta per sbloccare il carrello della spesa. Fece alcuni
passi spingendo quel trabiccolo, pensando a come lo avrebbe riempito: pasta, pizza, e
tanti surgelati.
La ventata gelida dell'aria condizionata la fece distrarre dai suoi pensieri.
Cominciò a frugare nella borsetta alla ricerca della lista della spesa: come al solito
non trovò la penna.
Avrebbe dovuto strappare il foglio in corrispondenza degli oggetti che poneva nel
carrello.
Bin-bong.
L'altoparlante richiamava l'attenzione dei clienti, per poi descrivere le offerte della
settimana.
«Nel settore blu potete trovare... schrieeek... frshhh...»
Norma alzò la testa, infastidita dal rumore, pensando che il nastro doveva essersi
inceppato.
Appena abbassò lo sguardo, vide quattro persone sdraiate a terra accanto ai loro
carrelli. Le venne naturale portare la mano alla borsetta, e alla pistola che conteneva.
Una rapina! Doveva essere in corso una rapina alle casse. Quelle persone si erano sdraiate
per evitare di essere colpite. Lasciò il carrello e si diresse verso la fine della
corsia, con la pistola pronta a far fuoco: dopo essersi affacciata, una manciata di
lunghissimi secondi dopo, vide altre tre figure sdraiate.
E nessuno intorno alle casse.
Si avvicinò ad una delle donne e le pose due dita sulla gola, per sentire i battiti;
mentre allontanava la mano, sentì una strana sporgenza nella pelle accanto all'orecchio.
Si soffermò ad osservare: vide una fessura da cui usciva una sottile striscia nera.
Ebbe un deja vu fortissimo: la dottoressa Johannson che la fa precipitare al Queens General Hospital, per controllare due pazienti che teneva in isolamento.
"Agente Fisher, ha mai visto nulla del genere?"
Norma era stata costretta a scuotere la testa. "No, mai."
Avevano discusso a lungo, prima di essere sicure di aver capito di cosa si trattava.
"Credo siano dispositivi di ricezione di onde radio e password vocali" disse
Norma. "Queste persone sembrano programmate, si sono lasciate dietro una scia di
morti senza alcuna remora." Non aveva avuto esperienze con le tecniche più moderne
di programmazione, quindi non poteva esserne certa.
Un'altra scarica. Il ricordo di una telefonata dal cellulare.
"Thelma sono io... Il laboratorio dove pensiamo sia stato
installato il dispositivo è rimasto distrutto durante l'attacco di stamattina, ma abbiamo
trovato la documentazione con le parole d'ordine per disattivarli!"
Si era diretta alla massima velocità all'ospedale, ma non avevano avuto successo: le
parole erano decine, e non avendo trovato la cartella clinica di quei due non avrebbero
mai scoperto quali fossero. Uno di loro si era suicidato davanti ai loro occhi: le
password di disattivazione di uno erano quelle di autodistruzione di un altro. Sembrava
non esserci soluzione: tuttavia con la distruzione del laboratorio sembrava fosse finita,
fino ad allora.
Invece ora sembrava che ci fosse un numero molto più grande di soggetti, non potevano
venire tutti da quel laboratorio!
Bin-bong.
I rumori ricominciarono, «Frshhh... Shreeee...».
Come per magia le persone sdraiate si rialzarono.
E cominciarono a camminare.
Verso di lei.
Norma prese la pistola ed intimò loro di fermarsi.
Vedeva chiaramente la striscia nera sul collo di ognuno di loro, ora che ci faceva caso.
Si muovevano come marionette. Si avvicinavano ancora.
Fece fuoco sull'uomo più vicino, ma non si fermava.
Al secondo colpo lo centrò in mezzo agli occhi, facendolo stramazzare a terra.
Usò i restanti quattro colpi per uccidere altri tre di quegli zombie, quindi si preparò
ad affrontare la fine, con la sola bocca come arma: cominciò a sparare password. Ne vide
crollare uno.
Continuò a urlarne, finchè non le tapparono la bocca.
Mugolava ancora.
Poi non più.