Dopo il tragico
incidente automobilistico, Alex aveva sempre evitato quella maledetta strada
polverosa nei pressi del cimitero. Disgraziatamente, nella notte degli
spiriti, a causa di una deviazione imprevista, si era ritrovato a passare
proprio per di là, in opprimente solitudine, mentre tutto, intorno, era
inabissato nell’oscurità liquefatta dalla pioggia appena caduta.
Il giovane arrivò all’altezza del funesto precipizio. D’istinto guardò sulla
destra: rabbrividì alla vista di orchidee appassite, che incoronavano
luttuosamente un rugginoso crocefisso piantato tra le erbacce.
All’improvviso la corvette grigia rallentò, fino a fermarsi,
misteriosamente. Alex non aveva frenato: non riuscendo a riavviare l’auto,
fu assalito da angosciose memorie della tragica notte in cui, ubriaco al
volante, aveva sbandato, a tutta velocità, in quel punto, e si era
risvegliato laggiù, in fondo al burrone, illeso per miracolo, con accanto la
sua fidanzata Valeria, morta sul colpo, con la faccia orrendamente sfregiata
dai vetri del parabrezza, andato in frantumi mortali dalla sola parte del
navigatore. Da più di un anno, ogni notte, quell’immagine raccapricciante di
volto deturpato dimorava ossessivamente negli incubi di Alex.
Ad un tratto il giovane trasalì: un’ombra sfuggevole rasentò il finestrino
del passeggero; poi qualcosa scricchiolò sul vetro.
“E’ tutta suggestione. Devo stare calmo.”
Così Alex ripeteva invano a se stesso, ormai in preda al terrore, col
cellulare sfortunatamente scarico tra le mani.
Di colpo la musica heavy metal cessò: la radio si era spenta. Alex non fece
in tempo a premere alcun tasto, che il piccolo tabellone luminoso si
riaccese, lampeggiando uno strano intervallo di numeri: 6 6 2006.
Il giovane, spaventatissimo, riconobbe la data della morte di Valeria.
“Che diavolo sta succedendo?”
Pochi secondi e dalla radio partirono fruscianti interferenze. Da un istante
all’altro, la voce della defunta Valeria rimbombò furiosamente spettrale
dagli altoparlanti:
“Bastardo assassino! Muori!”
Alex, stordito e sconvolto dalle mostruose urla, provò inutilmente ad aprire
la portiera incastrata. Riuscì a far ripartire l’automobile. Spinse al
massimo sull’acceleratore per allontanarsi, di corsa, da quel luogo
infestato. Nello specchietto retrovisore, in un agghiacciante attimo,
incrociò lo sguardo terrificante del fantasma di Valeria. Si spolmonò in
grida d’orrore estremo. L’automobile finì contro una quercia secolare sul
ciglio della strada.
Agonia fulminante.
Lo spirito di Alex vacillava sospeso sull’abitacolo della
corvette: non si rassegnava all’essersi separato dalla sua materia.
L’automobile s’incendiò: enormi lingue di fuoco avvolsero il cadavere,
carbonizzandolo orribilmente.
Il fantasma di Alex, in pura disperazione, captò una risata infernale. Gli
apparve l’orripilante figura di Valeria, che proferì ancora parole assetate
di vendetta senza tempo né fine:
“Lurido alcolizzato, che la tua anima sia dannata per tutta l’eternità!”