Capodanno

Giacomo, piccolo uomo in una piccola fattoria sull’Appennino, ignorava l’immensità dell’universo. Non alzava mai lo sguardo al cielo per ammirarne la grandiosità. A volte controllava l’altezza del sole, oppure scrutava qualche nube temporalesca all’orizzonte; alla fine, chinava sempre la testa e riprendeva a zappare la terra, a guidare un veicolo agricolo o a divorare una zuppa. Curvo, bassino e sempre sporco di terra, Giacomo era un uomo misero, e il cosmo una notte scelse un destino più che dignitoso per il suo piccolo e lento cervello.
Una palla infuocata precipitò proprio al centro dei suoi vigneti, sollevando nell’aria tonnellate di terra e incenerendo ogni cosa nel raggio di centinaia di metri. Giacomo – non smentendo quanto già detto – non vide il cielo illuminarsi a giorno al passaggio del bolide. Fu il terremoto che seguì l’impatto a svegliarlo; l’istinto lo fece volare al sicuro sotto un tavolo, tremante, stringendo a sé la moglie. Finita la baraonda, mentre all’esterno tutto tornava tranquillo, corse dai figli, controllando che stessero bene.

Sconsolato, attraversò in sella al trattore i campi distrutti, evitando accuratamente alcuni fuochi residui. Davanti ai suoi occhi si aprì un cratere largo una cinquantina di metri e profondo almeno dieci. Si disperò a lungo per la sciagura caduta sulle sue spalle.
Nei suoi occhi umidi brillarono i riflessi verdi di mille puntini luminosi dispersi sul fondo del cratere. Le piccole gocce fosforescenti, spinte da un unico impulso, si riunirono in un ammasso luminoso e pulsante. Il globo sfavillante ondeggiò sopra la sua testa in spirali vertiginose, come una luna impazzita, salendo nell’oscurità. La lucciola gigante ronzò infine a pochi metri da lui, immobile e terrorizzato. Dalla massa informe decine di viscide appendici si proiettarono verso di lui, avvolgendolo in una gelida stretta. La materia inglobò il suo corpo, rivestendolo con una seconda pelle fluorescente.
La sostanza, come un punteruolo per la lobotomia, si scavò una via per il suo cervello attraverso l’orbita sopra l’occhio sinistro. Il liquido alieno digerì per intero la sua massa cerebrale, prendendo possesso del cranio vuoto. Gli occhi di Giacomo brillarono per un’ultima volta, poi si mosse lentamente, ritornando al trattore e riprendendo la via di casa.

 

01.01.1801 – Scoperta di Cerere, primo asteroide conosciuto.

Pancrazio Antonio Conte