"Sono stufo" sbottai trattenendo a stento la rabbia. "Ne
ho abbastanza dei tuoi capricci e delle tue pretese".
Lei mi ignorò. Erano giorni che adottava quella irritante tecnica del silenzio.
"E basta mantenere i tuoi assurdi vizi con il mio denaro", continuai vibrante di
sdegno.
Ancora niente: mi piantava addosso quello sguardo beffardo, le labbra modellate in una
smorfia odiosa.
"E vogliamo parlare della tua pigrizia ed arroganza?"
Ero al limite, ma lei perseverava nel mutismo.
E allora non ce la feci più. Brandito il martello sferrai un colpo: il trentasettesimo,
stavolta proprio sulla bocca.