La donna di nebbia

I
Tace la città, silenziosi i suoi viali, gli antichi bastioni e le torri. E’ muta la città, come la luna, che illumina, sui tetti, parafulmini e rigidi segnavento.
Sul pavimento del piccolo studio, il sangue disegna una macchia allungata, protesa fino a sfiorare il bel tappeto cinese, sotto la libreria.
Al centro giace il corpo senza vita di un giovane uomo...

 

II
Ero ad Ester da poco tempo. Della città, mi colpì subito la nebbia, il suo improvviso comparire, avvolgendo ogni cosa in un bianco indistinto. In queste occasioni la vita cittadina subisce un repentino mutamento: la gente si ritira nelle case e le carrozze procedono lente, con i fanali accesi. La nebbia compare, soprattutto, nelle ore della sera e permane, talvolta, fino all’alba, così fitta, che la luce dei lampioni a gas riesce a mala pena a penetrarla.
Quel bianco mi affascinava e solevo uscire, camminando per le vie della città, assorto nei miei pensieri. Erano, spesso, meditazioni tristi e riguardavano la solitudine dell’uomo e, più in particolare, la mia, dopo la morte dei miei genitori.
Una sera, quasi senza accorgermene, avevo raggiunto il Quartiere Occidentale. Improvvisamente la nebbia, diradandosi, rivelò una figura che muoveva verso di me. Rimasi contrariato da quella intrusione nel mio mondo ovattato, ma continuai a camminare deciso a vedere chi ne fosse responsabile. Studiai così la figura che avanzava. Era una giovane donna ed indossava un abito nero di raffinata eleganza. Il volto era incorniciato dai capelli castani che le ricadevano morbidi sulle spalle. Sul capo portava un cappellino rotondo, ornato da una veletta, che le dava un tocco di ricercata frivolezza. Nonostante la veletta, notai che i suoi occhi erano rivolti verso di me. I nostri sguardi si incontrarono. Quando fu passata oltre, mi voltai e la vidi allontanarsi nella nebbia. Allora corsi avanti, superandola, poi tornai sui miei passi, per poterla incontrare di nuovo. Ero conscio dell’evidenza del mio gesto e della cattiva impressione che avrebbe prodotto, ma il desiderio di rivedere il suo viso era troppo forte. Così, per la seconda volta, c’incrociammo, ed i suoi occhi erano inequivocabilmente fissi su di me e mi osservavano con la stessa aperta intensità con cui io guardavo lei. Un simile atteggiamento, che avrebbe spinto la maggior parte delle signore delle città a considerarla sfrontata, mi colpì molto e la rese, ai miei occhi, ancora più interessante. Tornai a guardarla allontanarsi nella nebbia. Intanto ero giunto al Viale dei Tigli. Lì, sotto la luce di un lampione, rividi la sua figura. Avrei voluto parlarle, ma non osai, così mi limitai ad ammirare il perfetto ovale del suo volto, mentre sulle labbra le aleggiava un leggero sorriso. Poi la sua figura si perse definitivamente nella nebbia. Se esiste l’amore a prima vista, se esiste un sentimento capace di unire due anime sin dal primo sguardo, allora può essere spiegato ciò che accadde.
Il giorno dopo tornai nel Quartiere Occidentale, sperando di rivederla, ma invano.
Così pure il giorno successivo. La temperatura era stata mite e la sera si annunciava insolitamente serena per la città di Ester. Il bel tempo invogliava ad uscire e molte persone passeggiavano per il Viale dei Tigli e nei giardini della Piazza Esagonale.
Il giorno successivo ancora, raggiunsi il Viale dei Tigli e lo percorsi tutto, molte volte, cercando attentamente tra le persone che lo affollavano. Le ore del mattino e quelle del pomeriggio erano trascorse con esasperante lentezza, mentre una sensazione andava prendendo corpo in me: era il desiderio di rivederla unito alla paura, sempre più grande, che anche quella occasione andasse perduta. E così avvenne. Ero profondamente abbattuto. Abbandonai le strade principali, inoltrandomi nelle vie secondarie, camminando, quasi senza accorgermene, fino alla zona del porto, nel Quartiere Orientale. Quattro grandi velieri ed un gran numero d’imbarcazioni più piccole erano alla fonda. Grandi zone d’ombra, attorno ai magazzini chiusi, si alternavano agli spazi illuminati dalle insegne delle taverne. Le acque del porto erano scure, appena mosse dalle onde. Era piuttosto freddo e la nebbia saliva verso le banchine.
Saliva lenta, la nebbia, avvolgendosi alle gomene, strisciava sui pontili di legno, lambiva le pietre dei muri delle case. Vagavo senza meta per quelle vie sudice, quando mi si presentò la più inaspettata delle apparizioni. Era lei, con il suo elegante abito nero. Sentivo di non dover perdere l’occasione e con pochi passi la raggiunsi, mettendomi al suo fianco.
<< Una donna come voi non dovrebbe passare sola da queste parti, non è prudente! >> le dissi.
Si guardò intorno cercando di penetrare la nebbia.
<< Non sono di questa città. Non credo di conoscere bene questi luoghi. >>
<< Non sono sicuri per una donna sola. Permettete che vi accompagni a casa? >> replicai.
<< A casa...? >>
<< Vi ho vista nel Quartiere Occidentale. Abitate lì? >>
<< Sì! Vi sarò grata se mi accompagnerete. >>
La nebbia, ormai fitta, ci isolava da tutti.
Cresceva in me l’amore verso di lei, un sentimento che, in qualche modo, sentivo ricambiato.
Improvvisamente comparve una carrozza. Nonostante la nebbia, il conducente procedeva a briglia sciolta e con i fanali spenti. Il cavallo pareva un demone nero che avanzasse verso di noi. Passò molto vicino, allora un lungo brivido scosse il corpo della mia amata, contorcendolo per un istante.
<< Vi siete spaventata? >> domandai ed, istintivamente, tesi una mano verso di lei.
<< No! >> disse lei scostandosi bruscamente << Non è nulla, solo un po’ di paura. >>
Era nuovamente calma e padrona di sé e mi sorrideva.
<< Ora è passata. >>
Dimenticammo presto l’incidente e ci avviammo verso la sua dimora. Tornò a dirmi di essere straniera e di conoscere poco le abitudini della città. Intanto la nebbia aveva cominciato a diradarsi, liberando dal suo velo le strade.
<< Io abito qui. >> disse, improvvisamente, fermandosi di fronte ad una imponente costruzione.
La nebbia, ormai rada, rivelava un antico palazzo, lievemente in decadenza.
<< La mia famiglia ha da poco acquistato questa casa e saranno necessarie alcune migliorie. >>
Indugiava davanti al portone con il sorriso sulle labbra. Le chiesi di poterla vedere ancora. Quando scomparve tra le ombre del portico, mi allontanai.
Sarebbe lungo e piuttosto difficile esprimere quel che provavo. Chiunque sia stato innamorato ed abbia sentito il suo sentimento corrisposto pienamente, potrà capire. Perché questo avevo sentito sin dal primo istante: l’amore che io provavo per lei era da lei corrisposto nello stesso modo totale e profondo.
Tornammo a vederci la sera successiva e quella dopo ancora.
Venne il terzo giorno dopo il nostro primo incontro. Un sole caldo aveva illuminato la città, per tutto il giorno, ed ora indugiava nel tramonto, tingendo di rosso il cielo. Da una sera così gli innamorati potrebbero aspettarsi molto, ma per me avrebbe avuto in serbo solo delusioni. Raggiunsi la sua abitazione. Il palazzo era in condizioni peggiori di quanto mi fosse parso le sere precedenti. Attesi a lungo e mi parve sempre più evidente che quel palazzo fosse disabitato. Ad un certo momento lessi un cartello con la scritta “ IN VENDITA “. Era molto piccolo e non lo avevo notato prima, tra il turbinare della nebbia. Mi dissi che poteva essere stato dimenticato lì dai nuovi proprietari. Allora chiesi ad un passante e mi fu detto che il palazzo era disabitato da almeno sei mesi. Il proprietario era partito e la vendita era stata affidata ad un’agenzia. Questa notizia mi sconvolse. La mia misteriosa compagna non era mai entrata in quella casa: si era allontanata da un’uscita secondaria, o più semplicemente, aveva atteso, tra le ombre del portico, che mi allontanassi per tornare sui suoi passi ed uscire. Eppure il sentimento che avevo letto nei suoi occhi era sincero!
Nei giorni seguenti cercai di ritrovarla, ma tutto fu inutile. Il tempo, quasi per beffarmi, si era messo al bello ed un sole primaverile illuminava la città mentre giovani coppie affollavano le strade.
Poi cambiò: nuvole nere si addensarono nel cielo ed un violento temporale si abbatté sulla città. Questo segnò il ritorno del brutto tempo e della nebbia.
Guardavo la nebbia oltre il vetro della mia finestra. Improvvisamente il velo bianco si aprì rivelandomi una figura, vestita di nero, ferma nella strada. Era lei e mi aspettava. Cercai di stringerla, ma si ritrasse.
<< No! >> esclamò.
Ci guardammo e nei suoi occhi lessi il suo amore per me, ma quel sentimento era sopraffatto da una indicibile tristezza.
<< Ti ho cercata tanto. >> le sussurrai.
<< Lo so! >> disse << Ed avrei voluto vederti prima, parlarti, ma non potevo,... non potevo! Non potrà mai esservi nulla tra noi,... nulla! >>
<< No! >> scossi il capo con disperata ostinazione.
<< Tu non mi conosci. >> riprese lei << Tu non puoi sapere ciò che sono. Esiste l’amore, esistono sentimenti che rendono due anime particolarmente affini, ma esistono, anche, barriere che non possono essere superate. Esiste un altro mondo, separato dal tuo da limiti per noi incomprensibili. Quante persone hanno visto una figura riflessa in uno specchio, quando credevano di essere sole in una stanza? Quanti si sono sentiti sfiorare dal tocco leggero di una presenza invisibile? Talvolta i nostri mondi si avvicinano ed arrivano a fondersi l’uno nell’altro, ma è solo un istante. In quell’istante ho provato per te sentimenti che credevo persi per sempre nel mio passato! Ho ritrovato la mia esistenza perduta, cercando di riviverla, costringendo la nebbia in questa forma umana... Ma non posso continuare, non ho la forza per farlo. Molti anni fa ho fatto la mia scelta e da quella non posso tornare indietro! >>
Allora la strinsi al petto, ma le mie braccia non trovarono altro che nebbia, sottile ed impalpabile, che, volteggiando, cambiava forma, cancellando per sempre ogni tratto della sua figura.
Ancora oggi, dopo molto tempo, la nebbia resta muta, né col suo turbinare, si dischiude rivelando la figura di colei che ho amato ed ora cerco senza più pace.

 

III
Nebbia: il velo bianco nasconde ogni cosa. Avvolge la città, isolando le persone in un mondo dai confini ristretti, tremanti. Circondati da questo mare bianco ed ondeggiante due giovani camminano tenendosi per mano, parlano tra loro e ridono felici. Entrambi hanno fatto la loro scelta.
Lei si è uccisa, cinque anni prima, gettandosi da un ponte, per sfuggire alle violenze ed agli abusi di un patrigno brutale e corrotto. Ha scavalcato la spalletta e si è gettata nel fiume, senza un grido.
Lui si è sparato un colpo di pistola al cuore, quando il peso della vita è diventato troppo grande per la sua garbata debolezza. Ha lasciato qualche domanda senza risposta ed un leggero rimpianto, presto dimenticato, tra parenti troppo distratti.
Ora sono insieme, si abbracciano, i loro volti si avvicinano, le labbra si uniscono in un bacio.
Il vento disperde la nebbia e le loro fattezze incorporee, libera i viali, rivelando le pareti grigie di imponenti palazzi, le piazze ed i monumenti, lucidi di umidità che presto il calore asciugherà.
Ester non è mai stata così bella, magica e triste, nella luce del sole.

Magda L.