La fortezza del peccato

Sono un soldato tedesco e questa è la storia che mi accadde la notte del 23 aprile 1945.
Ero in Francia e avevo appena avuto uno scontro, molti dei miei compagni erano morti, ero ormai senza forze.
Ad aumentare la tristezza e lo squallore aveva anche iniziato a piovere, continuavamo la nostra marcia in cerca di un riparo per la notte, anche se devo ammettere che dopo tutto l'orrore che avevo accumulato durante la giornata non sarei riuscito a chiudere occhio, ma avevo almeno bisogno di stendermi in un luogo sicuro e provare a rilassare la mente o sarei impazzito.
E fu allora, quando la speranza ci stava abbandonando che vidi la fortezza.
Era situata su un alto colle circondato da una brughiera, sembrava di origine medievale, dalle sue antiche mura spuntava il maestoso campanile che puntava il tempestoso cielo.
Era l'unico posto dove potevamo andare, allora senza pensare nemmeno a chi avremmo trovato lassù iniziammo la camminata per lo sperduto sentiero che conduceva alla fortezza.
Non vedevo l'ora di arrivare, le gambe mi cedevano, gli scarponi erano pieni di fango e il freddo mi stava assalendo.
Arrivati al grande portone tutti ci fermammo a scrutare quelle mura, sentivamo una forza in esse, era qualcosa di magico credo, e per un istante ci colse tutti bloccandoci lì davanti all'entrata.
Ma poi uno dei miei compagni fece qualche passo in avanti estrasse la sua pistola e sparò sul lucchetto che bloccava il portone.
Il colpo mi fece riprendere da quel piccolo shock e subito lo dimenticai.
Entrati nel cortile stavamo ancora in posizione di combattimento, avevamo terrore che ci fossero ancora nemici, quando sentimmo un urlo di donna provenire da dentro un loggiato dell'edificio.
Con cautela e massima prudenza individuammo la stanza, era in piano terra e ancora la porta era chiusa, questa volta fui io a spalancare la porta, e lo feci a calci.
Dentro la stanza c'erano una decina di donne completamente nude, i loro abiti erano a terra ed erano abiti da suora, stavano praticando posizioni sessuali estreme, una addirittura si era fatta inchiodare ad una croce rovesciata mentre le altre suore la stavano toccando ed eccitando, altre invece leccavano il suo sangue dal pavimento o ci si disegnavano croci rovesciate nella fronte e nel petto.
Scrutammo meglio nel buio che avvolgeva un piccolo altare in fondo alla stanza e quello che vedemmo fu orribile.
Seduto su quel piccolo altare c'era un essere dai lineamenti deformi, ricoperto di pelo, enormi corna, una lunghissima lingua lunga che stava entrando nella vagina di una suora, aveva degli zoccoli neri al posto dei piedi e una coda che mi ricordava molto quella di un canguro.
Ci fissò con il suo sguardo diabolico, aveva gli occhi azzurri come quelli umani, poi parlò.
Disse che era stato chiamato da una suora che aveva fatto un sacrificio umano e gli aveva chiesto di soddisfare i suoi piaceri sessuali, disse che lui aveva accolto la richiesta proprio perché era stata una suora a dirglielo e voleva accontentare la sua perversione.
Come ultima cosa disse di chiamarsi Belzebub.
La sua fredda voce echeggiava nella stanza di pietra in maniera innaturale.
Ricordavo quel nome, da ragazzino ero appassionato di libri strani, tipo quelli dell'occulto e ricordavo che era il nome di un demone.
Aveva stregato tutte le suore e le aveva fatte peccare in un luogo sacro, questo posto era diventato una fortezza del peccato, un luogo maledetto, più crudele della guerra che c'era al di fuori, la mente umana non poteva lontanamente concepire la crudeltà che si celava nella mente del demone che avevamo di fronte, pensai solo che doveva essere fermato, oppure il potere della creatura avrebbe persino potuto far cambiare le sorti della guerra o chissà quante altre cose.
Estrassi il lanciafiamme e lo puntai sulle donne, pensai che ormai erano solo strumenti del male, quindi aprii una raffica di fuoco.
La creatura alzò gli occhi emise un forte gemito simile ad un urlo di dolore, poi tornò a fissarci.
Le donne stavano bruciando e si dibattevano nelle fiamme, la donna inchiodata fu la prima a morire.
Aprii una seconda gettata di fuoco verso il demone, che si alzò subito in piedi emise un secondo e più forte gemito poi scomparve nelle fiamme.
I miei amici erano rimasti immobili di fronte all'orrore, forse traumatizzati.
Ero da sempre stato un credente e praticante della religione cristiana e quello che avevo fatto era una prova della mia fede e del mio coraggio che in quella occasione fu più forte di quando ero in battaglia.

Luca Tonucci