Abisso

C'era un’aria particolare che rendeva quel posto magico. Il cielo grigio e tempestoso si abbinava con lo specchio buio del mare agitato, c’era moltissimo vento. Quel forte vento freddo increspava con ondate fortissime il mare che si infrangeva sulla parte scogliosa della costa. La parte sabbiosa del mare era oramai completamente bagnata. Camminavo sul bagnasciuga, le mie caviglie e le mie ginocchia erano completamente bagnate per via di quelle mostruose onde nere. Vedevo la spuma del mare gonfiarsi ed essere delicatamente inghiottita dall’oceano. Guardo in alto. Cielo nero. Il cielo sopra di me era grigio scuro con tantissime venature nere. Salii su uno scoglio e percorsi tutta la lunghezza dello roccia affiorante. Il mare era ancora più buio del cielo. Mi guardai intorno e lo vidi improvvisamente, all’antipode di dove ero io. La costa era a forma di “U” e io e lui ci trovavamo agli estremi di questo. Era in piedi sullo scoglio di fianco, vestito di bianco, diritto, capelli corvini e gli occhi rivolti all’abisso. Forse avvertendo il mio sguardo, alzò i suoi occhi neri e mi guardò. Ebbi un leggero sussulto. Lui fece due passi verso il bordo del suo scoglio e lo feci anch’io.

Stemmo lì fermi, a fissarci, mentre il mare furioso si increspava schizzandoci dalla testa ai piedi. Insieme ci voltammo sul fianco senza distogliere lo sguardo dall’altro. Camminavamo avanti sui nostri rispettivi scogli guardandoci al di là del mare buio che rabbioso ci divideva. Scendemmo contemporaneamente dai nostri due scogli e ci voltammo di nuovo, in modo da essere di fronte. La sabbia bagnata mi dava una serie di brividi che mi percorrevano il corpo. E avanzammo l’uno contro l’altro. Camminavamo lentamente e senza alcuna fretta, come se avessimo voluto assaporare ogni nostro passo. Ci trovammo finalmente di fronte. Ora potevo vederlo meglio. Il suo corpo bellissimo, il suo addome e torace disteso, i suoi arti molto lunghi e gli zigomi leggermente scavati. E poi quegli occhi neri...
La voce del mare era l’unica cosa che parlava, tra di noi c’era un profondo silenzio. Lui aprì le labbra e disse: “Sono Alessandro”. Gli rivolsi un sorriso sfuggente: “Sono Milena”.
Alessandro mi tese la mano e mi disse: “Mi seguirai?” io risposi: “Ti seguirò” “Davvero?” richiese lui con incertezza. Io dissi con serietà: “Sì”.
Mi prese per mano e mi trascinò nelle profondità di quell’abisso nero.

Ilaria Alberghini