Ormai credo fermamente nei fantasmi e nei casi, diciamo così, insoliti o irreali. Ho letto parecchi libri sullargomento, almeno quelli che sono riuscito a trovare nella piccola biblioteca del paese. Date queste premesse, voglio raccontarvi una storia capitatami più o meno sei mesi fa. Mi prenderete per visionario, probabilmente; ciò non minteressa, non devo dimostrare nulla a nessuno, tuttavia lasciatemi raccontare.
Lora era tarda e la mia macchina non ne voleva più sapere di partire. Lagonia era iniziata poco dopo essere uscito dal cinema in cui ero stato e, sfidando la sorte, decisi di infischiarmene, lasciando tossire il motore. Mai lavessi fatto! Dopo mezzoretta di viaggio la macchina morì. Non tentai di fare niente. Semplicemente labbandonai lì dovera, sul ciglio della strada che portava al mio amato paesello e cominciai a camminare; ricordo che minnervosii in maniera stranamente eccessiva, come mai avevo fatto.
Quando sbollì la rabbia ero immerso completamente nelloscurità, circondato da radi alberi contorti. Fissai in cielo le costellazioni estive del Leone, lo Scorpione e la rossa Antares, lanciando poi uno sguardo alla luna bianca: mi soffermai parecchio su questi particolari, volevo ignorare la strana agitazione che sentivo dentro. Paura forse, ingiustificata. Le sagome scure degli alberi mi intimorirono; sembravano scheletri immobili, freddati in una grottesca danza. Allimprovviso ogni pensiero e paura venne scacciata dal rumore familiare di unauto. Mi voltai e vidi con sollievo due luci che si avvicinavano leste. Lauto si fermò proprio davanti a me, dato che avevo alzato il braccio, e, con un sorriso enorme, chiesi un passaggio. Il tizio alla guida non mi rispose e aprì la portiera. Rimasi un po sorpreso ma salii senza fiatare, quasi obbligato. Ripartimmo subito e sussurrai un grazie che evidentemente non venne udito. Luomo poteva avere quarantanni, di media corporatura e con due vistose basette chiazzate di bianco. Guidava freddo e meccanico. Avevo addirittura paura di respirare per non turbarlo, sembrava concentrato nellatto di guidare. Ebbene sì, ve lo ripeto: avevo paura. Non so esattamente a cosa fosse dovuta, forse per il mutismo esasperato delluomo o per il sedile stranamente freddo o per chissà cosaltro. Paura.
Il viaggio, grazie a Dio, e da quel giorno lo ringrazio spesso, durò venti minuti o forse qualcosa in più. Appena giunti nei pressi del mio paese chiesi di scendere e venni accontentato, ovviamente senza che luomo accennasse una parola o un sorriso. Lauto si rimise in moto e ripartì svoltando a sinistra, prendendo la strada che si congiungeva con allautostrada.
Fu un battito di ciglia.
Letteralmente sparì, si dissolse prima ancora di finire la curva, peraltro poco accentuata.
Fissai a lungo la strada, tendendo le orecchie per sentire il rombo del motore, magari in lontananza, e convincermi di essermi addormentato per qualche attimo. Non sentii niente.
Le gambe cominciarono a tremarmi e ciondolando tornai a casa. I miei sogni furono animati da incubi e mi svegliai parecchie volte. Fu una notte terribile. Ma ciò che mi colpii e mi segnò definitivamente accadde due giorni dopo. Mi trovai a sfogliare il giornale e vidi un trafiletto con unimmagine: strabuzzai gli occhi! La stessa faccia, le stesse basette chiazzate e la stessa auto. Si chiamava Antonello Margilli. Lincidente era avvenuto la mattina dello stesso giorno del mio incontro con, stento ancora a definirlo così, il suo fantasma. Lauto venne ritrovata capovolta, Antonello incastrato tra le lamiere contorte, allaltezza della curva dove lavevo vista sparire.
Non ci potevo credere.
...
Ho letto di casi in cui viventi avevano dato, senza accorgersi, un
passaggio ad autostoppisti fantasma; io avevo fatto di più, chiedendo un passaggio ad un
trapassato.
Questo mi riempie di paura e, se possibile, orgoglio.