Marianna.
Marianna e nient'altro.
La notte prosegue irrefrenabile il suo corso, mentre traccio solchi invisibili sul
pavimento della stanza; il vecchio orologio a muro segna le due. Le due e qualcosa, ma la
lancetta dei minuti, nonostante l'impegno, proprio non riesco a distinguerla da quella
delle ore. Ore mute; silenziose. Minacciose. Quasi come se l'esistenza, da dono divino, si
stia tramutando metafisicamente in un'inesorabile condanna diabolica. Brividi
dall'infinito; ombre evocate dalle insondabili profondità del mio inconscio.
Forse fuori piove; o forse no. Ha importanza? Marianna... L'unica cosa che ha motivo di
essere é Marianna. Ma di che colore sono i suoi capelli? No, questo non riesco proprio a
ricordarlo... Dio, che assurdità! Amare immensamente una persona di cui non si ricorda
nemmeno il colore dei capelli... Ma quando é successo? Molti anni fa, mi pare... O sono
solo pochi mesi? Il tempo... Cos'é, poi, il tempo.... Sostanza? Tangibile? Con quale dei
sensi? Ha un odore particolare anche al di fuori delle pagine ingiallite di un libro del
'600, o forse trasmette una sensazione particolare sulla pelle delle mani che viaggia
oltre la rudezza e la fragilità della ruggine su di un ferro abbandonato? E si può,
forse, ascoltarne il passaggio tendendo l'orecchio, senza subirne l'usura?
Quali pensieri mi stanno trapanando la mente! Ma quando questi passano, e mi lasciano
libero dalla loro tenaglia sfiancante, e finalmente credo, m'illudo che sia finita...
Ecco! Ancora lei, Marianna...
Un nome che rimbomba come una roca eco cavernosa nella landa
imperscrutabile della mia memoria dell'essere stato uomo. Paura alcuna. Paure molte.
Dove mi condurrà questo viaggio impietoso? Ansie e nausea. Disgusto. Immobilità logica o
corsa nevrotica verso risposte, comunque, irraggiungibili? Ma non riesco a farne a meno.
Delle paure e di Marianna. Angelo e Demonio. Entrambe le dignità. Non le tolgo nulla.
E, poi, il silenzio; ancora un'altra, interminabile notte avvolto nel silenzio. Niente é
più fastidioso; fastidioso ed assordante. Ma sarà il silenzio a rendermi muto, od il
violento frastuono dei miei sensi di colpa? Ah, se potessi guardarla negli occhi ancora
una volta... Solo più per pochi istanti, in modo da poter portare con me almeno il calore
del suo sguardo, per il tempo che mi resta da trascorrere da ospite in queste inospitali
terre straniere. Non mi sarà concesso; ed io dovrò tornare a rincorrerla nel tempo per
riuscire ad afferrarla quei pochi istanti che mi permettano di chiederle scusa per averla
abbandonata nel fiore degli anni, quando, ancora bambina, si sognava insieme ogni anfratto
della nostra comune vita futura.
Ma é davvero Marianna, il suo nome? Difficile ricondurlo alla memoria...
Che ore saranno, adesso? Le tre? No, sono ancora le due, le due e qualcosa... Come qualche
pensiero prima... Ed ho ancora la vista appannata al punto da non riuscire a distinguere
la lancetta dei minuti; solo i sentimenti sono corporei, in questo insieme di sensazioni
turbatrici. Potessi smorzare anche questi... Quanto dureranno, ancora, questi istanti di
impotente consapevolezza? Qualcuno, lassù (o laggiù), soffi su questa candela, ormai
stremata dal brillare della propria luce! E mi riconduca al principio, ponendo, dunque, la
parola "Fine" al romanzo della vita di questo solo ora coscientemente ben misero
viaggiatore. Sì, ora, adesso... Ecco, la luce diminuisce, la mente si spegne, la
coscienza si assopisce... Che un solo pensiero resti, infine, impresso nelle mie esauste
cellule neuronali, mentre la Morte vince questa mia ultima, involontaria resistenza...
Marianna...