Sarebbe
arrivata. Anche stanotte. Tra poco, tra un minuto. Adesso. Era tardi, ormai. Doveva
nascondersi, cercare di non fare rumore. Respirare piano, il meno possibile, nonostante la
palpitazione accelerata.
Perché, poi, non si sa. A cosa serviva?
Lavrebbe trovata comunque.
Nessun posto era abbastanza buio o piccolo o dimenticato.
Forse era già lì. Lucia non si accorgeva mai del suo arrivo. Non avvertiva la sua
presenza se non quando era troppo tardi.
Tremava, piangeva. Colava sudore.
E il sudore si ghiacciava a contatto con la pelle assiderata dalle temperature artiche,
che, sempre, a quellora cristallizzavano la camera.
Ma la creatura la fissava sbavante e smaniosa come una mantide affamata osserva il suo
pasto.
Mi nutro di te ringhiò non appena la vide lo sai, non cercare di
sfuggirmi.
Lucia si dimenava dentro al lettino cercando di urlare, ma senza riuscire a buttar fuori
neanche un suono.
Finchè una voce gentile la scosse docilmente.
Lucia, eccomi... sono qua io, non avere paura.
Era la mamma. Dolce, rassicurante.
Aveva sognato.
Aveva sognato di nuovo quellorribile mostro.
Ho avuto tanta paura mamma
Non devi piccola mia, ci sono io con te
Lucia tranquillizzata si lasciò andare, riaprì gli occhi.
Lenorme bocca della feroce creatura che la terrorrizzava ogni notte si stava
spalancando lentamente davanti a lei.
Dentro a quella fetida voragine, in mezzo al raccapricciante impasto di bava, sangue e
carne maciullata, fece appena in tempo a scorgere la mamma che si aggrappava con le mani
alle zanne della bestia per non precipitare nel tubo digerente e, nel mentre, ancora la
esortava: Sono qua io Lucia... non avere paura, non fa tanto male... lasciati
mangiare....
La mamma continuò a parlarle amorevolmente e a farle coraggio fino a quando non fu
deglutita.