E' da
troppo tempo che provo a scrivere la mia storia. Ogni parola, ogni carattere mi costa una
fatica indescrivibile.
La colpa è di quei schifosi anfibi che hanno invaso la mia casa, sento il loro gracidare
sommesso come un primordiale richiamo. Se prima ne risentivano solo i miei nervi, pure la
mia salute sta peggiorando rapidamente, ed è da mesi che evito anche di specchiarmi pur
di non vedere il viso di un estraneo dall'aspetto malaticcio.
"Le rane sono bestie importanti nello scacchiere di Satana" era questo che mi
ripeteva spesso mio padre, ed ora mi pento ad non averlo mai preso troppo seriamente. Dopo
la morte di mia moglie sono rimasto solo, ma non solo come vorrei. Ci sono sempre loro, le
rane.
Spuntano dappertutto in casa, nei mobili, nelle pareti, nel letto. Si gonfiano
orribilmente mentre emettono l'osceno verso, con la cavità della bocca vermiglia e gli
occhi neri e gialli che trasmettono un odio terribile, consapevole e smisurato.
Ora, barricato nella mia stanza con tutte le imposte sbarrate, ascolto il ticchettio
dell'orologio a pendolo che pare annunciare funerea l'avvento della Mietitrice.
Un trapestio in cucina, forse una sedia capovolta. Sono troppo spossato per andare a
controllare. Sono troppo fiacco anche per continuare a scrivere e credo sia proprio il
caso di andare a sdraiarmi per qualche ora.
E' decisamente stancante scrivere a macchina con le mani palmate.
Sono della classe del '76. Da sempre ho sviluppato una passione malsana per la "parte oscura" ovunque essa si presentasse, nel cinema, nella musica, nella letteratura. Attualmente mi occupo della e-zine "Il Garibaldino" che cerca di offrire spunti e provocazioni non conformistiche.