Solo Sua

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

-Dove sei stata tutta la notte?-, le aveva chiesto.
-Cosa te ne frega?- ringhiò lei.
Era appena tornata da un incontro con l’ennesimo amante -lui lo sapeva- e si stava facendo il solito bicchierino prima di andare a dormire.
Mai cicchetto fu più nocivo.

 

-Dramma della gelosia- fu la spiegazione fornita dal telegiornale della sera: -Giovanni Rossi, industriale della zona, ha ucciso la moglie, presumibilmente avvelenandola-

 

Una volta morta, sarebbe stata finalmente solo sua.
Le aveva versato la polvere viola nel liquore preferito. Quella polvere era il grande segreto della sua famiglia: ti faceva crepare sbavando sangue come un cane sgozzato. E infine ti trasformava in un morto vivente, un disgustoso mostro mosso dall’istinto.

Il TG aggiunse dettagli: -Dopo avere ucciso la compagna, l’uomo ha infierito sul cadavere in modo continuativo per giorni ed infine si è tolto la vita, con modalità ancora da accertare.-

 

Lui smaniava per vedere come la sostanza avrebbe agito, ma rimase deluso. In fondo non era cambiata più di tanto, a parte la lenta decomposizione. Aveva lo sguardo assente, come al solito, e come al solito passava la giornata davanti alla televisione, anche se ora non le importava più che fosse accesa. La vera novità era la sua fame insaziabile di cose vive. Fortunatamente, però, non sembrava avere grosse pretese. Divorava qualsiasi cosa lui le procurasse: insetti, topi, gatti randagi.

 

Presto l’episodio fu dimenticato. La tesi ufficiale fu che l’uomo, trovato con il viso scarnificato ed il torace sfondato e svuotato di buona parte degli organi interni, si era ucciso ingoiando dinamite. Ma era solo per spiegare l’orrore, ed archiviare l’incomprensibile. La polizia si era arresa: impossibile spiegare come era accaduto che le viscere dell’uomo, il cuore, gli occhi e tutto il resto fossero finiti nello stomaco di lei, morta almeno due mesi prima.

Sebastiano Natalicchio