Marika rimise nel cassetto del comò le vecchie lettere stropicciate che le aveva scritto Florenza. Missive che inneggiavano all'amicizia, a valori assoluti quali il rispetto e la lealtà. L'ingenuità di quelle parole strapparono un freddo sorriso a Marika, che poi smorzò una risatina. Si immaginò Florenza in un'ipotetica vita ultraterrena, mentre volteggiava fornita di un paio d'ali assieme ad altri angeli. Quale migliore destinazione per uno spirito così elevato? Marika ripensò anche al corpo di Florenza, spinto da lei stessa in un burrone dopo una lotta estenuante. Vi furono pugni, calci, graffi, morsi; Florenza si era difesa con grinta inattesa, ma era stata sconfitta grazie anche all'aiuto involontario di un cespuglio che le aveva pressoché imprigionato una gamba.
Durante la
caduta l'urlo agghiacciante della ragazza aveva rimbombato a lungo tra le pareti del
crepaccio. Trasportato da un torrente il corpo di Florenza non era stato più ritrovato,
permettendo a Marika di restare l'unica proprietaria della fattoria e della vasta distesa
di terreno confinante. Da allora erano trascorsi due anni, durante i quali Marika aveva
goduto di quel benessere economico che aveva sempre rincorso.
Marika uscì dall'abitazione e scorse la sagoma di uno scoiattolo; riconobbe
immediatamente la bestiola, che era la preferita di Florenza. Presa da un impulso malsano,
attirò a sè lo scoiattolo con delle noci, poi lo colpì sul capo con un sasso. L'animale
sembrava morto. Ridendo, Marika corse fino al precipizio dove aveva gettato Florenza,
scagliandovi il corpo dell'animale. Lo scoiattolo atterrò sopra un cespuglio, dentro il
quale era impigliato uno scheletro. Il sangue dell'animale si diffuse tra le vertebre del
cadavere.
Lo scheletro si alzò, mentre lo scoiattolo riprese vita.
il giorno dopo, Marika venne trovata morta. Strangolata da due mani incredibilmente
adunche.