Una ragazza è legata a una sedia, priva di sensi. È nuda, solo un reggiseno rosso e un paio di mutandine, anch’esse rosse, a coprire il suo giovane corpo. La testa le pende in avanti, i lunghi capelli biondi le ricadono lungo il petto, macchie di sangue rappreso, le chiazzano vistosamente il corpo... una corda le cinge i polsi, imprigionandola ai braccioli.
All’interno di quella stanza malandata, alcune setose ragnatele sovrastano
le pareti... una di esse sfiora la nuca della giovane.
Al suo fianco, sul pavimento di legno, il cadavere di un ragazzo giace in
una pozza di sangue, smembrato: ha i capelli neri, corti, indossa una
t-shirt, imbrattata di sangue, - con la scritta Michigan, quasi illeggibile,
stampata sul petto - ... entrambe le braccia sono state mozzate... da esse
fuoriesce un moncherino... un grosso chiodo gli perfora l’occhio sinistro...
alcuni scarafaggi, come impazziti, brulicano lungo il suo corpo, animando la
scena...
Sulla parete a ridosso la ragazza, c’è una scritta, probabilmente fatta col
sangue del ragazzo.
Di fronte alla ragazza, c’è uno specchio appeso alla scarna parete.
Una stretta finestra permette di vedere i tronchi di alcuni pini, i quali
torreggiano ai lati del piccolo chalet abbandonato, curvi sotto il peso
della neve, come se volessero ghermirlo... il cielo è nuvoloso; di tanto in
tanto, improvvise folate di nebbia - a tratti spessa, a tratti diradata -
inghiottono la costruzione...
Inaspettatamente, una Figura, vestita con una lunga tunica nera, si para
davanti alla finestra, schermando il tetro paesaggio; un cappuccio è calato
sul volto, e da dietro una maschera da demone - di colore bianco, naso e
occhi sono dei triangoli neri, e la bocca che gli conferisce un'espressione
malinconica - fissa la ragazza, prossima al risveglio.
Lisa Shepard aprì gli occhi, sentendo la testa pesarle; aveva la nausea, la
gola secca... un forte odore di muffa che, lentamente, le stava pervadendo il
naso. Fece balenare gli occhi, fulmineamente, prima a destra poi a sinistra...
dove si trovava? Alcune pareti - l’intonaco era scrostato, e dal soffitto
penzolava, obliqua, una lampadina, imprigionata da fitte ragnatele, la quale
diffondeva una fioca luce - la racchiudevano all’interno di una stanza
sinistra, che fino a quel momento non aveva mai visto.
Poi vide la Figura di fronte a lei, immobile, che la fissava da una
finestra: c’era qualcosa di strano.
Avvertì la tensione aumentare dentro di lei, quindi chinò la testa, e
vomitò, complice quel dannato odore che le stava impregnando persino i
vestiti... si sporcò le gambe e parte dei capelli... poi si drizzò, riprese
fiato, e tornò con lo sguardo di fronte a sé...
La Figura era svanita; solo la nebbia e l’oscurità, prossima a calare sul
paesaggio.
Si strattonò, ma la corda glielo impediva; riusciva appena a muovere il
busto e le gambe... Urlò; i suoi lamenti s’infransero contro le mura.
«Aiuto...!» Silenzio.
Respirava affannosamente; occhi sbarrati; i battiti del cuore in gola; le
mani che stringevano i braccioli della sedia...
«Calmati Lisa...», si disse, scuotendo la testa... sentiva dei fruscii, come se
qualcosa stesse strisciando, lì, in quella stanza, vicino ai suoi piedi... Con
uno sguardo repentino inquadrò il cadavere del ragazzo, sul pavimento, e
alla vista degli scarafaggi che gli si erano in parte annidati nella bocca,
lanciò un urlo assordante.
«Tim! O Dio Mio! Tim!»
A quel punto ricordò ciò che era successo; che lei e Tim, il suo ragazzo,
dovevano raggiungere Omaha, per il matrimonio di un amico...; che lungo il
tragitto si erano fermati in un orribile motel di provincia, per riposare
qualche ora...; che il vecchio proprietario aveva raccontato loro della
scomparsa di una giovane coppia, la settimana prima...; che durante la notte,
qualcuno aveva bussato alla loro porta...; che la Figura mascherata li aveva
rapiti...
«Aiuto! Vi prego! Qualcuno mi aiuti!», strillò, tornando al presente. Si
agitò sulla sedia, e i lunghi capelli biondi le svolazzarono davanti al
viso... non riusciva a togliere gli occhi dal cadavere di Tim, fino a quando,
d’istinto, non notò lo specchio appeso alla parete, vicino alla finestra:
era scheggiato, e il suo viso era riflesso diviso a metà.
Sulla parete dietro di lei, vedeva una scritta, che a prima vista sembrava
fatta col sangue... idev im?... dalle due lettere finali, colavano due rivoli
rossi... Che cosa significava?
Lisa corrugò la fronte... la porta dietro di lei si aprì, cigolando: la Figura
fece il suo ingresso con la lunga tunica nera... un candelabro stretto in
una mano, mentre nell’altra impugnava un lungo coltello, già sporco di
sangue, ormai rappreso...
Lei urlò nuovamente, sentendo il panico prendere il sopravvento... «Aiuto!!»
La Figura avanzò, fermandosi di fronte a lei. Rimase immobile, a fissarla,
poi si piegò in avanti: appoggiò il candelabro ai piedi della ragazza, si
raddrizzò, e stette di nuovo immobile, a fissarla...
«Ti prego!...», supplicò lei, scuotendo la testa, «... non farmi del male... ti
prego!»
La Figura si sporse in avanti, verso di lei, e una voce rauca la fece
rabbrividire: «... Mi vedi?...»
Lisa inarcò le sopracciglia, e istintivamente lanciò un’ occhiata allo
specchio... la frase che vedeva sulla parete... all’incontrario... idev im?...
in realtà era mi vedi?...
«... Chi sei tu?...» bisbigliò Lisa, facendo appena vibrare le labbra.
Di nuovo quella voce rauca, camuffata: «... Mi vedi?...»
«No... porti la maschera... non farmi del male, ti prego!»
A quel punto la Figura si rinnalzò davanti a lei, e Lisa seguì il suo
movimento con gli occhi.
Il lungo coltello le trapassò l’occhio destro, fuoriuscendo dalla nuca.
***
La ragazza giace morta sulla sedia, la testa riversa all’indietro, un grumo
nero al posto dell’occhio trapassato, il sangue che le è sgorgato lungo il
petto.
La figura è ancora lì, davanti al suo scempio: fissa lo specchio appeso alla
parete, in trance, e nel frattempo le gocce di sangue gocciolano dalla punta
del coltello, ticchettando sul pavimento.