Io al tempo
ero un ragazzo schivo, passavo in solitudine tutto il giorno alternando al sonno la
lettura mentre di notte ero solito guardare le stelle, ascoltare il profondo silenzio
della campagna oppure, nelle notti di prima luna, vagare per cimiteri a caccia di fuochi
fatui.
"Gli antichi romani credevano che gli spiriti dei defunti vegliassero i luoghi di
sepoltura assumendo sembianze di deboli lingue di fuoco, oggi sappiamo che le flebili
fiamme delle pietre sepolcrali sono frutto dell'autocombustione del metano sprigionato
dalla decomposizione dei cadaveri".
Mi girai e spinsi lo sguardo nella direzione della voce tremante, non vidi nessuno nel
buio del camposanto ma, per un attimo, ebbi la sensazione che qualcuno mi fosse
tremendamente vicino quando, la sua mano ossuta, mi sfiorò la spalla facendomi trasalire.
D'incanto mi ritrovai di fronte all'oratore misterioso, un vecchio estremamente pallido
avvolto in un mantello color delle tenebre.
Dall'innaturale lentezza del movimento e dal titanico sforzo che compì alzando il braccio
nell'atto di indicare qualcosa, capii che la sua esistenza doveva essere gravata da un
opprimente fardello.
Seguii con gli occhi il suo dito e vidi brillare fra le tombe, in lontananza, una
spettacolare fiamma dei morti. Rimasi di statua mentre le sue gelide mani mi avvolsero nel
mantello nero, mi porsero una busta sigillata da un teschio in cera, e mi indirizzarono
alla volta del suggestivo fenomeno.
Soffocai nel terrore quando sulla lapide che dava origine al fuoco fatuo lessi incredulo
il mio nome.
Mi voltai ma il vecchio era scomparso, tremando compii l'ultimo rito del passaggio aprendo
la busta e leggendo:
L'eternità sa consumare,
Settecentosettantasette volte sette sono
le lune spese seminando oblio e pianto,
ti lascio in eredità il mantello,
la solitudine ed il mio nome:
Morte
Gli amici mi chiamano Pablo, ho vent anni e per guadagnarmi da vivere faccio il meccanico, ho trascorso l'infanzia a giocare tra le colline e i boschi che circondano il piccolo paesino che mi ha visto crescere sognando di diventare un pilota, ho speso il miglior tempo studiando meccanica, me la sono spassata cinque anni in un istituto tecnico per diventare perito e scoprire che amavo la letteratura e la storia. Ho frequentato il primo anno del corso di storia all'università degli studi di Padova e ne sono rimasto deluso al punto di decidere che avrei coltivato le mie passioni lontano dall'ambiente accademico, ora tra il lavoro la ragazza e il volontariato alterno la lettura alla composizione di poesie e racconti.