Sorelle

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Linda, mia sorella, è capace di uccidere. Zia Marta avvelenata con il topicida non è stato suicidio e la caduta in montagna di Carlino non è stata un incidente. Così quando trovai un pollice nella sua valigia non mi sorpresi. Lei era in ospedale, con una bella colica, per questo avevo potuto guardare nella sua roba. Trovai l’indirizzo della sua casa in Baviera, decisi di andarci.
-Vivo in un condominio pieno di medici e infermieri, gente per bene, aveva detto a nostra madre. Linda è bella, bionda, dolce e nostra madre si preoccupa per lei.
Io mi occupo di mia madre, del negozio e di tutto, e se ho potuto scappare via due giorni è stato solo perché nel ponte dei morti la macelleria rimane chiusa.
Arrivai all’imbrunire, mi orientai con una cartina presa in stazione, entrai nel condominio senza incontrare nessuno, feci col cuore sospeso il lungo corridoio tappezzato di giallo... stavo entrando nel museo degli orrori di mia sorella.
Monolocale in perfetto ordine, piante verdi, libri, una stampa antica.

Mi buttai in poltrona.
Dieci, forse venti minuti, poi una grattatina alla porta.
Aprii e mi venne offerta una mano, una manina intera, forse di bambino.
L’offerente aveva la faccia da stupido, un infermiere grosso e stupido che mutila i cadaveri per compiacere il suo angelo biondo che forse non gli dava niente in cambio.
Io ero più generosa, gli misi una mano sulla patta, lo tirai sul letto e mi lasciai frugare finché ne ebbe piena soddisfazione e si addormentò. Allora feci come con gli agnelli pasquali, mi ero portata il coltello migliore e avevo pronto un asciugamano. Non ci fu il minimo rumore a disturbare la notte del condominio.

Sono a casa, Linda sta meglio, domani riparte per la Baviera. Sono curiosa di vedere quello che succederà.

Daria De Pellegrini

Ho scritto e anche pubblicato dei libri, poi ho smesso di scrivere, ho imparato il tedesco e mi sono trasferita in Germania. Adesso forse riprendo a scrivere.