La notte
era gonfia di pioggia. I miei propositi innominabili. Il ricordo di quella notte
incancellabile. La brama di sapere cosa accadesse dopo in quello condizione in cui ci
saremmo trovati prima o poi tutti, da soli, calpestò ogni mia etica e moralità
sacrificando tutto in nome della scienza.
In quella orrenda notte si presentò loccasione e decisi di agire. Innumerevoli
erano state le volte in cui mentalmente, in maniera ossessiva, avevo percorso quei momenti
per prepararmi. Mincamminai sfidando il tempo infuriato e la natura avversa di
quella zona giungendo presto sul posto.
Un uomo era morto e fu sepolto lì quello stesso giorno.
Requiescat in pace disse il prete.
Cominciai a scavare e presto lacciaio arrivò al legno. Trascinai
il corpo nellossario e risistemai la terra. Fu lultimo segnale di lucidità.
Da quel momento la ragione mi abbandonò e venni trascinato in un luogo da cui non
tornerò più.
La tenue luce a fatica rischiarava quellimmonda impresa e me, chino sul corpo, al
centro di un corteo di ombre partorite dalla mia pazzia per maledirmi.
Turbato, in una sorta di estasi mistica, introdussi nel corpo delluomo lago
della flebo con la soluzione frutto di anni di empi studi.
Attesi molto, forse unora, prima che accadde quello che ancora oggi dopo
trentanni devasta la mia mente.
Lurlo inumano di disperazione che sinnalzò da quellessere abominevole
abbatté ogni mia resistenza psichica. Fuggii, squarciando con urla tremende il velo che
la notte stendeva pietosa su quel teatro di orrore. Corsi fino a casa, dove caddi in un
sonno delirante.
Le menti degli uomini eliminano lorrido che non possono sopportare e così fecero con me. Rinchiuso in qualche antro dimenticato, vivo dilaniato nella carne e nellanima con la creatura agghiacciante che avevo richiamato da un luogo infernale, a perenne punizione della mia follia.