Vivo sola,
nel mio attico al quinto piano di un palazzo molto antico e da sempre il mio tormento è
la solitudine.
Ho quarantanni, ma di tanto in tanto mi crea inquietudine dormire da sola.
Una sera sulle scale trovai una rivista e la presi. Giunta a casa, per curiosità la
lessi; rimasi molto colpita da un articolo.
Le premonizioni ci consentono di conoscere frammenti del nostro futuro... la
dimensione del tempo inquieta... la realtà è labile... queste frasi echeggiavano
continuamente nella mia mente.
Avevo quasi il sentore, quella sera, che sarebbe successo qualcosa.
Allimprovviso un black out. Rimasi al buio, terrorizzata e piena di ansia.
La realtà è labile... detestavo questa frase e mi resi conto che al buio,
senza vedere nulla, senza sentire alcun rumore, senza il coraggio di alzarmi e di andare
alla ricerca di una candela, la mia identità si stava sfracellando.
Al buio non avevo forma, non vedevo forma, non cera dimensione e avrei potuto quasi
credere che la barriera tra vita e morte fosse abbattuta. Se in quel momento fossi morta,
che ne sarebbe stato di me? Sarei diventata un cadavere, un corpo gelido, pronto a
putrefarsi a breve. Quella ero io, un futuro cadavere, che sarebbe marcito.
La mia sensibilità si stava alterando mentre la mia realtà scompariva.
Pur non credendo agli spettri, mi resi conto che le persone che vedo quotidianamente sono
dei futuri fantasmi e che la linea tra follia e lucidità è davvero sottile.
Allimprovviso la luce: una terribile tachicardia mi scosse profondamente; forse ero
solo terrorizzata per essere tornata nella realtà, forse avevo solo perso di vista per
qualche secondo la mia dimensione. Dannata rivista e dannati pensieri!
Comè facile precipitare nel caos mentale e comè difficile ritrovare la
strada per risalire alla realtà.