Bella

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Era rimasta chiusa nel suo mondo tanto di quel tempo. Stava rannicchiata in un angolino, si faceva piccina piccina. All'inizio aveva provato a misurare lo scorrere del tempo. Ma era così sfuggente, quasi maligno, da non lasciarsi catturare da lei. Successivamente decise di dedicarsi alla scoperta di sé. Dapprima com'entità fisica ed in seguito alla scia New Age che ancora imperava, anche spiritualmente. Il maggior interesse rimaneva però rivolto al suo corpo. Le sembrava quasi un estraneo, come se parallelamente vivesse un'altra vita. Ogni tanto interrompeva la sua ricerca interiore per ripercorrere il contenitore del suo spirito. Ogni volta registrava una diversità. Minima. Una ciglia. Un pelo. E sognava se stessa. Si vedeva bella, immaginava che il mondo fuori rimanesse senza parole di fronte all'energia che avrebbe sprigionato.

Improvvisamente la luce del giorno fece capolino. Dischiuse gli occhi per la prima volta. Il suo mondo cominciava a sgretolarsi. Intravide ciò che la circondava. Sentiva un nuovo calore avvolgerla. Sentiva la vita accarezzarla amorevolmente. Non stava sognando, poteva vedersi. Ed era bella come sempre aveva sognato. Le ali rilucevano, colpite dalla luce accecante del giorno. Volle vedersi meglio. Con un movimento la creaturina uscì dal bozzolo. Aprì le ali. Un uomo fu l'inatteso testimone del miracolo. Gli occhi dell'uomo non riuscivano a staccarsi dalla meraviglia che gli stava davanti, benché sapesse cosa fosse. La farfalla batté le ali per la prima volta e per la prima volta assaggiò il suo nutrimento. Finalmente, come tante volte aveva desiderato mentre era rinchiusa, sprigionò l'energia dal suo essere e contemporaneamente si domandò se il mondo potesse conoscere le parole per descrivere ciò che di bello stava vivendo o se dovesse inventarne altre. Pensava a tutto questo la piccola farfallina, mentre l'uomo cadeva a terra come un guscio vuoto. E, di fatto, lo era.

Manuela Marega