Lo vide
alla fine di giugno.
Gliene avevano già parlato. Saverio non faceva che farneticare del barcaiolo e della sua
collezione. Nico mandò giù saliva mista a bile.
Il frammento di realtà davanti ai suoi occhi aveva qualcosa dell'Isola dei Morti
di Böcklin. L'aria brumosa sospesa sull'acqua. Gli alberi sulla riva opposta. La
tonalità argentea dei riflessi di luce lunare.
La figura sulla barca trascinava un solo remo dentro e fuori dalla piatta distesa del
fiume.
Nico non riusciva a crederci. Non può essere, si ripeteva.
Il barcaiolo lo vide. Il remo rimase fisso a mezz'aria.
I vaneggiamenti di Savi gli riempirono la testa nel frastuono dei ricordi.
"Non è una leggenda. Non lo è. Non so chi sia, né perché passi tutto il suo tempo su quella chiatta, né perché porti sulla barca quello che trasporta. Esiste. Lo chiamano in modi diversi, lungo tutto il corso del fiume. Ho fatto delle ricerche.
I vecchi ne sentivano parlare dai genitori, e così giù per generazioni. Per alcuni è una masca. Per altri una specie di psicopompo. Lo chiamano Calio, o Dicalio... Credo derivi dalla corruzione di Deucalione. Prende soltanto bambini. Li mette sulla barca e scompare. Poi vengono trovate le ossa."
Nico osservò il barcaiolo spingere la chiatta verso riva. A pochi
metri da essa, si fermò.
-L'hai preso tu? -chiese Nico a bassa voce.
Un sussurro gli si infilò nell'orecchio.
-Meglio non sapere.
-Ridammi mio figlio... -chiese Nico. -Restituiscimelo...
Il barcaiolo allontanò lentamente la barca.
Nico si immerse fino alle ginocchia nell'acqua del fiume.
-Parla di me.
-Rivoglio mio figlio.
Un oggetto cadde dalla barca, le onde lo trascinarono verso Nico. È bianco, rotondo, ha
dei fori... un piccolo cranio...
Lo sentirono urlare dalla strada che portava in città, oltre il fiume.
Sono nato nel 1978 ad Asti, laureato in DAMS, indirizzo Teatro (119 e lode) con tesi sul Mito di Frankenstein. Ho partecipato a diversi concorsi letterari a partire dal 1995 conseguendo premi e segnalazioni.