Erano in
dieci in quella casa e avrebbero dovuto trascorrere 100 giorni chiusi lì senza alcun
contatto esterno, isolati dal mondo, dallinformazione, dalla realtà. Le cose
procedevano bene, la convivenza, a parte piccoli screzi, era positiva, e tutti chi in un
modo chi in un altro avevano voglia di mettersi in evidenza per cavalcare il più
possibile, alluscita da quel luogo, londa della notorietà che gli avrebbe
dato unimmagine e fatto guadagnare un bel po di denari. Era un giovedì e
quella sera avrebbero dovuto avere il collegamento in diretta con gli studi di Cinecittà
per la trasmissione in prima serata, ma qualcosa non andava e già dalla mattina qualcuno
di loro ne aveva avuto il sentore. Durante la giornata infatti, nessuno fu chiamato in
confessionale, le luci delle stanze non si accesero per scuotere dal sonno i dormienti,
niente musica, nessun rimprovero neanche quando volontariamente iniziarono a far baccano
per vedere se la redazione del programma li richiamasse. Nulla. Era ormai sera e tutti si
erano preparati per la diretta ma inspiegabilmente il fatidico:
- ... Ragazziiiii....-
non fu pronunciato. Ad un tratto udirono strani rumori provenire dalla porta di ingresso,
porta che poteva essere aperta dallinterno solo se autorizzati e dallaltro
lato solo se in possesso di un pass speciale per poter entrare. Tutti erano corsi e
attendevano chissà quale sorpresa che di lì a poco sarebbe arrivata.
Uno di loro disse:
- Forse non riescono ad aprire, apriamo noi-
Queste furono le ultime parole prima delle grida di orrore che invasero la casa. Quelle
creature affamate riuscirono ad entrare compiendo una vera e propria carneficina e
condannando per leternità quelle vittime inconsapevoli a vagare da zombie, cercando
carne umana, incontaminata da quel virus maledetto, con cui cibarsi.
Mi chiamo Daniela ho 21 anni e sono studente al terzo anno di giurisprudenza, è da molto poco che ho iniziato a scrivere e tra i vari generi ho preferito l'horror per eliminare le paure che da troppo tempo mi porto dietro.