Avevo già
spezzato cinque vite ed il sangue delle mie vittime lo ottenni sempre in modo efferato,
lacerando corpi diversi ma... la sesta, l'ultima secondo le scritture, doveva essere la
migliore. Fino ad allora mi ero dissetato con sangue di vergini: che culo trovarne ancora!
La sesta poteva essere chiunque, ma avrei dovuto mangiare il suo cuore prima dell'alba,
altrimenti sarei spirato proprio com'è scritto nel libro dei morti.
La sesta vittima m'avrebbe dato la tanto agognata immortalità! Nell'oscura notte la notai
sensuale, femminile e sentii la mia carne fremere, delirare per la sete d'eterno. La
seguii per strada, scappava affannosamente la troia, la atterrai nel parco, appena si
voltò le strappai gli occhi che guardavano le mie scarpe fangose quando li schiacciai,
strinsi i suoi seni gelidi che straripavano dagli abiti succinti; il suo bellissimo cuore
palpitò tra le mie mani, con una leggera pressione lo fermai, lo portai alla bocca e
l'ingurgitai in un sol boccone, poi... bevvi tutto il suo sangue sino all'ultima goccia,
con tutto l'amore che avevo per la brama di vita. Attesi l'alba accanto al suo cadavere,
ero vivo e desideroso di essere immortale come chi prima di me era riuscito ad uccidere
sei "puttane" senza essere impalato dai cacciatori. Presi in pieno viso il primo
raggio di sole che mi riscaldò la pelle, ma già il secondo inizio' a cuocere la
cartilagine fondendomi l'epidermide sino ai muscoli facciali. Cercai di ripararmi sotto il
cadavere di lei, non capivo l'errore. Nascosi la testa sotto la sua gonna, il sole mi
stava letteralmente squagliando. Tra il buio delle sue cosce sentii qualcosa sfiorarmi la
fronte, le strappai via i vestiti: era un trans. I pensieri svanirono d'improvviso e
divenni una pozza di grasso sotto il sole del mattino, cenere alla cenere, polvere alla
polvere.