Solo

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Crocifisso a testa in giù, il battito veloce del mio cuore, nuovamente sveglio dopo un sonno forzato, nudo, un solo panno che mi cinge i fianchi, il buio della notte sembra aver inghiottito ogni cosa; qualcuno ha legato i miei polsi con del filo spinato, mi trovo sospeso nell’aria, solo, in una landa nera e sterminata. Ai miei lati distinguo due ombre imponenti, tronchi d’albero, la puzza del legno marcito striscia attraverso le mie narici, entra nella mia bocca, scivola lungo l’esofago, la nausea, il vomito: cerco di muovermi, ma non ci riesco, le gambe divaricate, le caviglie gonfie, la carne lacerata dal metallo arruginito di una catena.
Il buio divora velocemente ogni speranza, la mente è schiava di un solo pensiero, una sola domanda bussa con violenza alle mie tempie: ”perché mi trovo qui?!”. Su tutto il corpo una miriade di piccoli tagli, un vestito leggerissimo di sangue che non può ripararmi dal freddo della notte; improvvisamente percepisco una corrente tiepida, una sensazione piacevole che dura un istante.

Laggiù dieci metri più in basso non c’è più la terra, c’è soltanto un enorme buco nero, una bocca spalancata dalla quale fuoriesce quel vento caldo... non riesco più a distogliere lo sguardo da quell’immenso cratere, due sfere rosse salgono verso di me a folle velocità e la corrente, diventata ormai un respiro, soffia incandescente sul mio corpo. Un lamento straziante, poi un’ombra imponente pronta ad inghiottirmi... non mi resta che pregare!
La bestia che sale dalle viscere della terra ha occhi fiammeggianti e fauci enormi, il deserto intorno a me è stravolto da violente scosse... ora so qual è il mio destino! La bestia che è uscita da quel buco nero ha fame ed il suo pasto sono io!

Edonazu