Casa mia

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Cercare una casa, andare a vivere da soli, staccarsi dalla famiglia, crescere. Tutto questo è arroganza?
Può darsi.
Comunque non pensavo di dover scontare la mia arroganza con la paura e l'orrore.
Sino a stanotte.

 

Nell'ultima agenzia immobiliare del mio pellegrinaggio, c'era una grassa signora in pelliccia, con le dita farcite d'anelli d'oro. Cercava una casa isolata, indipendente e spaziosa, con numerosi vani. Io attendevo in sala d'aspetto e vedevo la signora impellicciata di spalle. La mole della donna mi impallava il tipo dell'agenzia, impedendomi di vederlo. L'uomo disse che aveva un'occasione su misura per lei. Il costo era di soli novantamila euro. Quando sentii la cifra per poco non svenni! Anche la donna sobbalzò un poco sulla sedia.

Il prezzo era così basso, disse l'impiegato, perché avevano contenuto i costi della ristrutturazione, rilevando piccole aziende produttrici di materiali andate fallite. L'impiegato aggiunse che la casa era ormai ultimata, restava soltanto da tirare su una parete interna, per la realizzazione dell'ultimo frammezzo.
La donna dichiarò di voler vedere la casa quanto prima e l'uomo non la fece di certo attendere. Si alzò in piedi da dietro la scrivania e abbandonò l'ufficio in compagnia della signora grassa. Prima di uscire, attraversando la sala d'aspetto, lui mi guardò. Era un omino basso e grasso, completamente calvo, la barba una palla di pelo rosso. Mi disse di ricapitare nel pomeriggio, che adesso aveva da fare. Aveva un sorriso benevolo.

 

Stanotte alcuni rumori mi hanno svegliato nella mia casa nuova, quella da novantamila euro. Sono sceso in cucina e dalla parete più fresca, quella tirata su per ultima, era caduto un grosso pezzo di intonaco. Dentro alla parete c'era qualcosa di scuro. Ho visto solo un braccio impellicciato coperto di sangue. Dalle dita pendevano anelli d'oro.
Ecco come si risparmia sui materiali, ho pensato.

F. Brautigan