Io sono un
uomo Vitruviano appoggiato a delle pareti infrangibili, trasparenti. Tuttintorno
sabbia perpendicolare ai raggi del sole, arroventata, indifesa, ferrosa. A pochi metri dal
mare la pista è già stata tracciata dal sedere di un bimbo trascinato da un altro. Tra
poco, un giro dopo laltro, tutto sarà confusione e nausea. I colori sottosopra
diventeranno indistinguibili. Larsura mi attanaglierà. La mia mente perderà senno
e direzione. Non andrò da nessuna parte, ma per LORO andrò comunque. Veloce, preciso
verso il traguardo. In ginocchio sulla spiaggia prenderanno la mira. Una schicchera ben
assestata per propellermi altrove. Una curva, un tunnel, un trabocchetto, un amico,
anchesso prigioniero di una sfera di cristallo, da superare. La fine di un gioco,
limminente inizio di un altro. Le grida, le LORO, le sento da sempre. Incitano.
Imprecano. Li vedo ridere, a volte piangere. Io? Io resto aggrappato a quelle pareti che
sono la mia casa e la mia finestra sul mondo. Il LORO mondo. Il LORO mondo soprattutto
destate.
Il mio mondo? Beh, il mio mondo è dentro questa biglia di vetro. Se ve lo raccontassi ci
credereste mai?