Mezzogiorno,
fine settembre. La spiaggia è deserta. In mezzo alla sabbia solo vecchi giornali,
mozziconi di sigarette e un cartello semisepolto.
Sdraiato sul bagnasciuga, Marco non si è messo la crema solare. Sa che si scotterà,
anche se lestate è finita. La pelle infatti gli pizzica già, ma lacqua è
fresca e non ha intenzione di alzarsi. Per una volta vuole godersi il mare senza nessuno
che lo disturbi. Niente suonerie di cellulari, grida di bambini o radio a tutto volume,
solo la risacca che lo culla.
Non fosse per quel fastidioso prurito che aumenta sempre di più!
Ben presto anche gli insetti gli solleticano la pelle, attirati dal sudore. Prova a
scacciarli con la mano, però non se ne vanno. Apre gli occhi e scopre che una dozzina di
granchietti gli camminano sulle gambe e il torace. Infastidito, si alza e se li scrolla di
dosso. Raccoglie le sue cose e fa per andarsene, quando una fitta improvvisa sulla spalla
dove ha appoggiato lasciugamano lo fa piegare dal dolore.
Cade a terra. I granchi adesso sono centinaia e sempre più grandi, alcuni quasi quanto la
sua mano. Non si limitano a pizzicarlo, gli staccano brandelli di carne. Quelli più
piccoli gli si annidano nellombellico, nel naso e nellorecchie. Marco urla e
alcuni gli entrano in bocca. Tentando di rialzarsi, si gira verso il mare. Vede centinaia
di chele che emergono dalla schiuma e si fanno sempre più vicine. Un granchio gli afferra
i testicoli attraverso il costume, altri ci si infilano sotto. Con la lingua recisa, Marco
non può più urlare.
Le tre di un pomeriggio di settembre. In mezzo alla sabbia solo vecchi giornali, mozziconi
di sigarette e un cartello semisepolto. La scritta zona contaminata, non avvicinarsi
allacqua si legge appena.