Besfel

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

La nebbia ricopriva la cima della montagna della morte e Besfel sapeva che sotto quella spessa cortina di caligine, c'era un grave pericolo.
Si era svegliato di soprassalto quella mattina, le mani erano fredde e gelate e il suo cuore era attraversato da brividi incontrollabili di paura.
Decise di mettersi in marcia verso il fiume, là avrebbe trovato ad attenderlo degli amici di vecchia data che lo avrebbero condotto via da lì.
Si incamminò sul sentiero accidentato rasentando cespugli e sterpaglie che talvolta si attaccavano ai vestiti lacerandoli. Il terrore lo attanagliava, gli sembrava di udire in lontananza dei colpi di fucile e grida disperate, quasi disumane, poi un silenzio spettrale, un silenzio di morte e di sopraffazione.
Affrettò il passo incespicando sulle rocce appuntite ammassate sotto un dirupo e tagliò per i campi cercando di dominare l'orrore crescente che lo dominava impedendogli quasi i movimenti.

La nebbia andava lentamente diradandosi e il sole illuminava le lapidi frantumate disseminate lungo il cimitero, i sepolcri vuoti, i fiori marciti e vermi striscianti sull'erba umida.
Tutto era desolante sulla montagna della morte, primo tra tutti l'assenza di cadaveri, presagio di zombie dalle lunghe braccia ossute e dai teschi spettrali liberi e affamati di carne umana.
Il fiume cominciava già ad intravedersi ma il latrato dei cani si faceva sempre più vicino. Giunto nei pressi della vecchia chiesa sconsacrata, Besfel vide i suoi fratelli inchiodati alla croce, trafitti con paletti e lame affilate. Vomitò una sostanza grigia e maleodorante che si rapprese sul terreno poi raggiunse il battello dove i suoi amici zombies lo attendevano con impazienza.
Iniziarono a guadare il fiume in silenzio mentre gli uomini con i fucili e i forconi erano già sulle loro tracce. Presto avrebbero raggiunto la nave della salvezza, la nave dei morti viventi.

Angela Catalini