E il Grande
Saggio parlò con voce roca, tuonante. Il cielo si squarciò d'una saetta infuocata, che
precipitò a terra. Le onde s'ingrossarono della loro bocca schiumosa, infrangendosi
contro gli scogli che sormontati dai flutti, sembravano dimenarsi per non affogare,
riemergendo a tratti sol della punta. I tre miseri, nella loro minuta barca, piombati nel
silenzio del terrore, parevano però non esser neppur sfiorati da quella violenza
distruttrice. Persino i pesci emergevano dall'acqua innalzandosi nel cielo cupo, in
burrasca come nuovo oceano. Essi invece eran come circondati da pareti d'acqua, e nulla al
loro interno era in moto. Il cielo traboccò delle sue acque, ed il mare si sollevò
minaccioso: eppure quella piccola barca restava immota.
Un tuono assordante ridestò i cuori di quei sudici marinai che, sollevato lo sguardo
dall'oceano ululante, lo diressero al Grande Saggio. Questi s'ergeva come un Nettuno,
dominatore dei mari; gigante sbeffeggiatore dei timorosi che gli rivolgevano i volti
sgomenti.
Quei timorosi ch'avevano pronunciato parole ch'avrebbero dovuto esser taciute.
Quei timorosi ch'avevano creduto d'esser degni di risvegliare la Beffa e la Tortura.
Quegli uomini deboli nelle loro logore vesti, che pietrificati come da Medusa, fissavano
l'immagine del Male mutarsi in un ributtante essere amorfo: la forma propria del Male.
Quei meschini caratteri, ch'avevano avuto il gretto ardire di poter decidere della vita
d'un loro compagno: quel compagno sacrificato, a quell'Essere Innominato, di cui, alla
vista di quello scenario, adesso ognuno invidiava la sanguinosa dipartita col pugnale.
L'istante di silenzio che seguì, era dipinto dei colori della morte.
Un nuovo fulmine spezzò il cielo, e al suon del gran tuono, le acque squarciarono ed
annegarono. Le onde s'infransero contro gli scogli riemersi, e fu ovunque tumulto e
tempesta.
Allorché tutto fu compiuto, tacquero mari e cieli; e tacque con essi il Grande Saggio.
Nato a Penne (PE) il 10/07/1982. Studia Filosofia all'Università di Bologna.