"Prendimi, se ci riesci!"
Corse per un pò senza una meta precisa nel campo di granturco.
Sfinita, si sdraiò felice a terra.
Era passata almeno un'ora e Matteo non si era fatto vivo.
Si incamminò verso casa. Si diede della stupida perchè tutto sommato tutte quelle foglie
secche a contatto con il viso le davano fastidio.
Aveva camminato per un tempo che riteneva sufficiente per uscire, ma non c'era traccia di
niente, se non di quelle stupidissime piante.
Per giunta morte.
Arrabbiata, con le lacrime agli occhi ne prese a calci una.
Camminò ancora, ma la sua mente continuava a ripeterle "Ti sei persa".
Crollò a terra piangendo disperatamente. Provava a chiamare, più che altro ad invocare
sua madre, ma niente. Il terrore si era impadronito della sua mente, sveglia, per una
bimbetta di sette anni.
Non riusciva più a pensare, sapeva che se ti perdi devi rimanere dove sei, ma il panico
continuava a dirle di muoversi.
Si sedette perchè era troppo stanca, e piombò in un sonno popolato da incubi.
"Cavolo, è ancora buio, che faccio? Mamma..." Era ancora
rannicchiata a terra quando sentì un rumore, forte. "Finalmente sono venuti a
prendermi". S'incamminò incontro al rumore, sfinita, ma sollevata.
Da dove le sembrava provenire si sentiva più affievolito.
Ancora panico.
Urlava, ma nessuno la sentiva. Correva forsennatamente da un punto all'altro, ma quel
maledetto rumore a volte si sentiva a volte no.
Quando si trovò di fronte, a pochi passi dalla mietitrebbia che avanzava minacciosa, ebbe
la certezza di morire. Ma lei non voleva, era ancora piccola, voleva arrivare almeno a
dieci anni.
"Noooooo...".
Finì come mangime per le mucche.