Uno
schianto nella notte, una corsa verso l'ospedale più vicino, poi il buio più profondo e
subito dopo una luce violenta e accecante.
Si ritrovò seduto e con le gambe accavallate, su di un sedile inesistente, con la testa
che sfiorava il soffitto. Da quella posizione poteva osservare tutta la sala operatoria.
Sul lettino vide il corpo di un ferito sporco del proprio sangue, attorniato da medici
agitatissimi. Rimase impassibile anche quando si accorse che quel corpo altro non era che
il proprio, anche quando udì distintamente l'urlo di un medico che diceva ai colleghi:
«Presto, presto che lo stiamo perdendo.»
Subito dopo udì una voce calda ma decisa che gli diceva: «Che cosa fai qui? Ritorna
giù. Non è arrivata ancora la tua ora. Non ti preoccupare figliolo quando sarà, non ci
mancherà il tempo per stare insieme, io ti starò sempre vicino.» Si voltò per salutare
sua madre, che sapeva essere morta da molti anni, ma non ci riuscì, lei stava già
scomparendo in una nuvola azzurrina; nel frattempo udì quello stesso medico che
annunciava ai colleghi: «E' salvo c'è l'abbiamo fatta.» Poi lentamente discese e
s'infilò nel suo corpo.
Harold un detective di Scotland Yard, un caro amico dal tempo del mio
soggiorno a Londra, mi disse: «Un caso così non mi era mai capitato. Ne vorrei parlare
con te, e mi appellerò alla tua competenza e fantasia di scrittore di romanzi gialli, per
un consiglio e possibilmente un aiuto. Le altre volte che abbiamo risolto insieme un
delitto che sembrava perfetto e trovato il colpevole, tu ne hai approfittato per scriverci
un racconto, ovviamente cambiando i nomi dei protagonisti e dei luoghi dove si sono svolti
i fatti.»
«Harold, mi hai convinto, sono certo che anche questa volta risolveremo il problema, e se
ci riusciremo di certo n'approfitterò un'altra volta. Stavo giusto pensando ad un giallo
impiantato nella mia città, e questo potrebbe darmi lo spunto per un bel soggetto, quindi
e bene che inizi a raccontarmi tutto dal principio.»
L'inglese iniziò il suo racconto: «Circa cinque mesi fa, sulla strada che da Londra
porta a Islington ci fu un brutto incidente, il conducente gravemente ferito fu
trasportato all'ospedale più vicino e dimesso dopo alcune settimane. A riportalo a casa
furono due donne, l'ex moglie e la sua segretaria.
L'incidente gli aveva causato la perdita della memoria, per questo le due donne dovettero
confermare la sua identità e firmare per lui il rilascio ospedaliero. Una semplice
formalità, perché a tutti era nota la sua identità. Era un noto scrittore e autore non
solo di romanzi, ma di saggi e di pubblicazioni scientifiche, essendo anche un valente
chimico nucleare.
Questo personaggio, di cui al momento non farò nome, si sentiva un estraneo anche a casa
propria, non ricordando nulla del suo passato. Quel grave incidente e il relativo coma
l'avevano reso un'altra persona, aveva perfino cambiato abitudini alimentari. Tutte le
cure e le attenzioni degli amici, dell'ex moglie e della segretaria furono vane, non
ricordava proprio nulla.
A volte sorgevano a queste persone dei dubbi su un possibile scambio di persona, ma poi
ripensandoci sapevano che non era possibile. Al momento dell'incidente era solo sulla sua
macchina, aveva al dito l'anello che le aveva regalato suo padre quando divenne
maggiorenne, nel portafoglio i documenti, e pure...
Qualche dubbio l'ebbi anch'io, quando due giorni dopo l'incidente furono ritrovati nella
stalla, della tenuta di campagna dell'amante dello scrittore, i corpi di uno sconosciuto e
della proprietaria. Un evidente caso d'omicidio e suicidio. L'uomo doveva aver prima
ucciso la donna con un fucile da caccia, si scoprì dopo che era di proprietà
dell'uccisa, poi si era infilato la canna di quel fucile in bocca e premuto il grilletto.
La donna fu subito riconosciuta, mentre questo non fu possibile per l'uomo poiché, oltre
alla mancanza di documenti, il cadavere aveva il volto devastato dallo sparo.
I primi ad occorrere attribuirono a quel corpo senza volto il nome dello scrittore. Era
noto a tutti che ultimamente la coppia litigava spesso e anche in pubblico, lui era molto
geloso. Lei negava di avere un amante, ma era risaputo da tutti che esisteva! Noi della
polizia, sul momento pensammo che potesse essere il nuovo amante il morto, non potendo
essere lo scrittore in quando ricoverato all'ospedale per un grave incidente stradale.
Allora chi è il morto? Ancora oggi purtroppo non si conosce il suo nome. Questo in breve
è tutto quello che so.
Ufficialmente il fascicolo è stato chiuso per entrambi i casi. Forse io mi sto
intestardendo su un mistero che, in effetti, non esiste, ma il mio naso mi dice che vi è
qualcosa di poco chiaro in tutta questa faccenda.
A te adesso il compito di sbrogliare questa matassa.»
Questa conversazione avvenne circa due anni fa. Debbo dire che non sono
stato di nessun aiuto al mio amico inglese, anche perché non ero certo che vi fosse un
mistero in tutta questa faccenda.
Oggi ho ricevuto una lettera anonima che ha riaperto il caso che credevo oramai relegato
in fondo ai miei ricordi.
La lettera inizia cosi:
Quello che le racconto e solamente una storia ascoltata in un bar. Una storia che si
sarebbe svolta a Londra due anni fa.
Un personaggio molto conosciuto, un noto e ricco scrittore, decide di scomparire, ma prima
vuole vendicarsi e uccidere l'amante che lo tradisce. Poiché la fantasia non le manca
cosa fa: cerca e trova una persona che le rassomigli. Questo sosia, un attore di terzo
ordine, si presta, ovviamente dopo congruo compenso, ad interpretare se stesso. Le fa
credere che vorrà fare uno scherzo. Le fa indossare i suoi abiti, le mette al dito il suo
anello, quello avuto dal padre, le fornisce i suoi documenti e la macchina.
Poi attende l'arrivo del sosia nascosto dentro una macchina, con in mano il fucile che ha
precedentemente sottratto alla povera amante. Con questo fucile avrebbe dovuto uccidere
lei ed il suo sosia, quest'ultimo sparandogli in faccia per aver la certezza che la
polizia lo scambiasse per lui, poi con la macchina presa a nolo sotto nome falso, sarebbe
fuggito e scomparso per sempre. Nessuno l'avrebbe cercato perché convinti che si era
tolto la vita dopo aver ucciso l'amante.
Purtroppo successe l'imprevisto, il suo sosia non pratico di quella macchina oppure
perché era un pessimo autista si cappottò e fu ricoverato all'ospedale. Egli mentre
attendeva in macchina ascoltò dalla radio locale la notizia che un noto scrittore, cioè
lui, aveva avuto un pauroso incidente stradale. Questo sconvolse il suo piano punto,
perciò non le rimase che mettere in scena l'omicidio e il conseguente reale suicidio.
Non posso confermarle se il sosia abbia realmente perso la memoria. Io nei suoi panni,
sapendo la fine che avrei fatto, me ne starei in panciolle a godermi i soldi di quello
sciagurato.
Questa è una storia da me inventata oppure è la pura verità? Con quest'enigma la saluto
cordialmente e mi firmo: un suo affezionato lettore.
Fine
Secondo finale
Questa lettera invece di chiarire l'enigma la fa più ingarbugliata.
Questo, perché non credo alla storia ascoltata in un bar, come non credo che sia tutta
un'invenzione, vi sono troppi particolari che coincidono.
Allora mi sono chiesto: e se l'infortunato fosse il vero scrittore e non il sosia? E il
sosia fosse il morto? E se lo scrittore all'uscita del coma si fingesse smemorato e
continuasse tuttora con questa farsa? Tutto ciò perché non era di certo in programma
l'incidente d'auto, e temendo che qualcosa fosse andato storto durante i due delitti, lui
fingendo di ritrovare la memoria, potesse far intendere a tutti di essere l'attore
mostrando i documenti. Ricordo che nelle tasche del morto la polizia non trovò alcun
documento. Questi potrebbe averli nascosti lui?
Il mistero, se mistero vi è, a questo punto s'infittisce, cosa faccio straccio tutto e
vado a farmi un bel bagno in piscina, oppure telefono a Harold?