"Allora ragazzi, qualcuno ha qualche idea di dove potremmo andare?
Io le ho esaurite tutte... Oh, ma che cazzo è....".
Stava guidando, ma le parole gli morirono in gola perchè si sentì catapultato in avanti
da una forza spaventosa.
Sentì solo lo stridio dei freni e un male cane quando la cintura iniziò a comprimergli
il petto.
Non aveva nemmeno avuto il coraggio di guardare; aveva chiuso gli occhi e li aveva
riaperti solo quando aveva avuto la certezza che l'auto avesse smesso di girare.
Nemmeno gli altri avevano emesso un fiato. Quella macchina li aveva centrati in pieno, ad
una velocità folle.
"Adesso esco e lo ammazzo di botte", gridò Fabio. Fece per scendere, ma Massimo
lo bloccò, "Stavo guidando io, perciò vado io!"
Ma se ne pentì subito. Erano finiti in una laterale priva di qualsiasi illuminazione. Ed
erano soli. Quella maledetta auto non si era fermata.
Mano a mano che i minuti passavano, e che nessuno si faceva vedere, l'angoscia che gli
serrava la gola si tramutava in una paura che rendeva il solo respirare sempre più
difficoltoso.
"Ragazzi, che facciamo? Qui non si vede nessuno, io chiamo la polizia così leviamo
le tende".
Sentì, non vide, che qualcosa stava per accadere.
Fu accecato dagli abbaglianti della macchina.
Ebbe la prontezza di spirito di buttarsi di lato, ma ci rimise comunque il braccio destro.
Fabio e Tommaso non ebbero la stessa fortuna.
Quando gli chiedevano cosa fosse successo, una sola cosa non aveva mai raccontato: che
nell'istante in cui si era tuffato di lato, malgrado le infinite ore spese cercando di
razionalizzare l'episodio, quando aveva cercato di vedere chi fosse il pazzo alla guida,
dentro l'auto era sicuro di non aver visto nessuno.
Sono nata a Padova il 26 luglio 1978. Ho fatto il liceo scientifico e ora studio ingegneria per l'ambiente e il territorio all'università di Padova. Adoro leggere King, Cornwell e da poco ho scoperto Preston e Child. Adoro ancora di più il cinema.