Mi
chiamavano Fragolino.
Perché fin da piccolo, dopo averlo assaggiato, ero goloso del vino dal dolce sapore di
fragola. Mi piaceva, il nome Fragolino. Sapeva di dolce, di favola. Di una vita di fiabe e
principesse. Era facile sognare, con un nome così. I sogni rendevano meno fredde le notti
senza riscaldamento. Papà, quando la mamma non guardava, ci dava un bicchiere di
fragolino. A me e a Caterina, mia sorella. Prima solo a lei, e io ero un po geloso.
Poi iniziò a darlo anche a me. Avevo appena compiuto sei anni. Nelle notti gelide papà
si preoccupava di noi, veniva sempre a scaldarci. Allinizio solo Caterina, come per
il vino, e io non capivo perché. Entrava nel suo letto per scaldarla, ma anchio
avevo freddo. Poi iniziò a riscaldare anche me.
Andava sempre nel letto di quello a cui aveva dato il fragolino.
Caterina piangeva sempre quando beveva il fragolino. La sentivo singhiozzare nel buio.
Smetteva solo quando arrivava il papà, allora cercava in tutti i modi di trattenersi.
Ma quando papà andava via ricominciava di nuovo a piangere.
Una notte ha iniziato a dare anche a me il fragolino, poi mi ha scaldato, nel mio letto.
Ha continuato a scaldarci quasi tutte le notti, fino a quella sera. Mentre era nel mio
letto, ho afferrato la lampada sul comodino e ho iniziato a colpirlo finché un liquido
rosso è uscito dalla sua testa. Sembrava fragolino, ma aveva un sapore strano, era molto
meno dolce, sapeva quasi di metallo.
Hanno detto molte cose su di me e su quello che ho fatto. Che mio padre mi aveva rubato i
sogni, che aveva ucciso gli angeli nei miei occhi, che volevo proteggere mia sorella...
Quante fantasie.
La verità, se volete saperlo, è che quella sera era finito il fragolino.
Nell'ambito del concorso del 2005, indetto da Bompiani e Arpanet, questo racconto è stato selezionato e premiato con la pubblicazione nell'antologia "Fermenti", edita da Arpanet, che ne detiene attualmente i diritti di pubblicazione.