«Oh, mio buon ragazzo, caro.»
Disteso, ascolto una voce sognando sotto un cielo di raso color sangue, le mie braccia rigide come radici nella terra inanellate da vermi, che racchiudono una strana linfa, lontano dal sole.
«Io gli volevo così bene...»
Poco fa, inspiegabilmente, mi risvegliai.
Siamo in tanti qui, li sento a me vicini, e aspettiamo.
Questa notte ci solleveremo dalle nostre fosse, raminghi, e torneremo dove circola la vita.
«Dove sei? Vieni a me.»
Non cerco te, mamma cara, ma tuo figlio che mise veleno per topi nel calice dei miei giorni.