Gli zombi.
Bel discorso.
Ho sempre pensato che non esistessero, che fossero il parto di una mente malata. Al
massimo una leggenda.
E invece.
15 agosto, ore 15.30, l'azienda era vuota, o almeno credevo. Avrei finito sicuramente
prima di fare le pulizie, senza quei soliti dottorucci ad imbrattare i pavimenti con ogni
ben di Dio.
Avevano preferito il mare al lavoro, beati loro.
Fischiettavo e davo il cencio a terra, come sempre del resto, avanzando lungo il corridoio
color acqua marina.
In fondo alla corsia vidi quella porta in metallo scuro, quella sempre chiusa. Non avevo
mai pulito quella stanza, ma qualcuno stavolta l'aveva lasciata aperta.
Che "caspiterina", dare una pulita a una stanza in più non mi avrebbe certo
ucciso dalla fatica.
Dalla fatica no!
Varcai la soglia, feci qualche passo in avanti e capii di avere fatto una stronzata.
L'odore dolciastro della putrefazione s'insinuò nelle mie narici.
Al di là di quelle gabbie, strisciavano uomini che di umano non avevano più neppure
l'aspetto. Saranno stati 10, forse di più, difficile dirlo, accatastati come frattaglie
da macero e striscianti come serpenti.
Inespressivi, all'apparenza innocui, se non fosse stato per quei pezzi di cadavere che
stavano divorando.
E dire che non credevo agli zombi.
Ora sono qua.
Non tutti i dottori sono andati in vacanza, qualcuno doveva pur pensare alle cavie da
laboratorio, ai mostri accuditi come gattini, a dar loro da mangiare.
Lasciare la porta aperta è stato geniale e io ci sono cascato come un fesso.
Osservo il dottorino di turno mentre prepara la roba per il mare.
Sono al di là delle sbarre.
Dalla parte sbagliata.
Morto, almeno credo, mentre dieci bocche si nutrono di me e io di loro.
Gli zombi!
E io che non ci credevo!
Ora capisco perché è stato facile trovare questo lavoro!