La soffitta
è buia.
Simone stringe forte la torcia di Topolino e cerca di stare calmo. Si dice che non c'è
nessun mostro nascosto nell'armadio di fronte a lui, però ha un po' paura lo stesso. La
mamma gli aveva detto di non salire in soffitta, che era pericoloso, ma non le ha creduto.
Tante volte gli dice delle bugie solo per farlo star buono! E lui lo sa: ha sette anni,
ormai è grande. Ora, però, che si trova là da solo, in mezzo a tutti quei vecchi
oggetti impolverati, è un po' agitato. Gli sembra che quando non li guarda, si muovano:
come se giocassero a Un-Due-Tre-Stella.
È una cosa da fifone, se scende? Pensa di no: in fondo mica ha proprio paura, si è solo
scocciato di stare lassù. E poi deve sbrigarsi: c'è lo zio Antonio a cena. Quando c'è
lui, si mangia presto.
Sì, meglio scendere, si dice, e si muove verso la botola, inciampando in qualcosa. Con la
torcia illumina l'ostacolo: è un libro di fiabe, di quelle con gli animali. Lo prende, e
comincia a sfogliarlo. E' bello quel libro: ci sono i disegni della volpe con la cicogna,
del leone e del topolino. È un peccato non poterlo portare giù, pensa, continuando a
voltare le pagine ingiallite.
Sull'ultima trova una frase scritta con una grafia storta quasi come la sua.
"Se stanote non ucidi un bambino, domani muorirai".
Simone sobbalza, lascia cadere il libro. Spaventato, si gira di scatto, e urta contro
qualcuno. Grida, poi si accorge che è lo zio Antonio. Forse era salito a cercarlo.
«Zio! Su quel libro...» inizia a dirgli, mentre ancora il cuore gli batte forte, ma poi
si blocca. Suo zio piange.
Allora Simone ricorda.
Lo zio Antonio ci crede alle maledizioni.
Joe DePlatani non è un tipo amichevole. Non parla con nessuno, non si fa vedere in giro. A volte esce di notte, ma la gente non lo sa. Si limita ad osservare, ad ascoltare. E intanto pensa, progetta incubi a spese degli altri. "Come vorresti morire, amico? che ne dici di uno scorpione nelle mutande?" No, non affannatevi a guardarvi intorno, non lo riconoscereste. Saprete d'averlo incrociato solo quando vi ritroverete in una delle sue storie. E se vi farà piacere o meno, non è affar suo. Joe DePlatani non chiede permesso.