Aiutami.
Sono alla Taverna della Strega, a Valeggio sul Mincio.
Ti prego, amico mio, non sto scherzando. So che mi conosci come un burlone, ma questa non
è la solita catena. È una cosa seria.
Sto scrivendo questa e-mail perché sono davvero nei guai. Non posso più andarmene dal
locale. I gatti neri non me lo permettono.
No, non è una burla. I gatti neri sono seduti qui, sopra le gambe di quanti sono stati
così sventurati da spingersi in questa stradina del borgo. Anche in braccio a me
cè un micio nero, e non mi piace come guarda il computer e come segue le dita che
battono sui tasti: il rumore gli dà fastidio. Spero che continui a restare accoccolato e
basta, e che non mi faccia del male.
Cè qualcosa di stregato tra queste mura.
Sono entrato per dissetarmi e per avere indicazioni stradali ma, appena mi sono seduto
sullo sgabello del bar, il gatto mi è saltato addosso. Sono due giorni che non mi
permette di andare via.
La vecchia dietro il bancone è indifferente a noi sette, qui prigionieri, e nemmeno tra
noi riusciamo a parlare molto.
Non possiamo alzarci. Quando lo facciamo, a malapena per
andare in bagno o mangiare, finiamo per ritornare ai nostri posti, diligenti, come in un
incantesimo psichico.
Per fortuna nella valigetta avevo il portatile. Ho trovato complicità in un ragazzo di
fronte a me, lunico che non ha ancora perso la ragione. Cercherà di distrarre i
gatti, provando in qualche modo a correre fuori, e ha persuaso la sua ragazza a tentare di
fare altrettanto, in una direzione diversa.
Spero che sarà abbastanza per portare il computer fino alla presa del telefono,
collegarmi e spedire. Prego iddio di farcela.
Il cellulare non ha campo. Non ho altre possibilità.
Aiutami.