L'ultimo abbraccio

Racconto per il concorso "300 Parole Per Un Incubo", 2004 - edizione 3

Ricordo. Il piccolo parco di paese che ci sembrava un paradiso terrestre. Quella quercia imponente sul cui tronco avevo intagliato la testimonianza indelebile del nostro amore: un cuore che racchiudeva i nostri nomi. E tu, le guance arrossate e il fiato corto, distesa nell'erba accanto a me, promettevi che saresti rimasta sempre dentro al mio cuore.
Poi l'incidente, lo scontro terribile tra le due automobili, le lamiere contorte, il tuo corpo senza vita inondato dalle mie lacrime.
Non puoi immaginare quanto abbia sofferto e il tempo che ci e' voluto per riprendermi. La vita continua, lo sai anche tu. Grazie a Silvia ho imparato di nuovo a sorridere, a sentirmi vivo.
Circa un mese fa sono incominciati i segni premonitori. Prima gli incubi, poi quelle strane orme fangose che trovavo al mattino lungo il corridoio di casa.
Dopo aver reso i miei nervi corde di violino, alla fine ti sei decisa a ricomparire.

A punire me e la persona che amo per vendicare il tradimento che ho perpetrato nei tuoi confronti.
Silvia giace accanto a me, afflosciata come una bambola di pezza, e il suo sangue non smette di scorrere, impregnando sempre piu' le lenzuola. Sei sopra di me, non piu' con la dolcezza di quando facevamo l'amore e ci sembrava che nient'altro avesse importanza all'infuori di noi.
Mentre i sensi mi stanno pietosamente abbandonando, riesco ancora a percepire il tocco della tua mano.
Le dita gelide che scorrono lentamente lungo il mio corpo, le unghie affilate che squarciano brandelli di pelle, proseguendo sempre piu' in alto, fino ad arrivare al mio cuore.
Dentro al mio cuore.
Per mantenere la tua promessa.

Enrico Arlandini