Da cinque
anni, per me settembre è il mese più triste. Sembrava una storielle estiva, quella con
Stefania, un'avventura nata sotto il sole d'agosto, destinata a finire quando le prime
piogge bagnano la sabbia. Lei mi piaceva, anzi forse ero davvero innamorato, così le
credetti quando mi disse che tornava a Milano solo per sistemare le cose, tempo un mese e
sarebbe tornata da me per sempre. Ogni giorno pensavo: domani sarà quello buono, magari
faccio un salto alla stazione proprio quando ferma il diretto da Milano. Ma non tornava.
Verso la fine di settembre ho conosciuto una biondina di Verona, che approfittava della
bassa stagione per farsi qualche giorno di vacanza. Era tornato il sole.
Mi alzo dal divano e piego il giornale sgualcito: in prima pagina, a caratteri cubitali,
la notizia di un nuovo delitto del killer delle turiste, quello che da cinque anni a
questa parte colpisce, con implacabile e crudele precisione, ad ogni cambio di stagione.
Apro il cassetto delle posate e frugo al suo interno, finché trovo un coltello dalla
lunga lama piatta. La esamino in controluce, alla ricerca di qualche macchiolina
rossastra.
A scanso di equivoci, lo poso nel lavandino e lo lavo accuratamente.
Da cinque anni, per me ottobre è il mese più bello. Stefania arrivò da Milano un
giovedì mattina. Non mi aveva avvisato, altrimenti non mi avrebbe sorpreso a letto con la
biondina di Verona. Non fece scenate, si limitò a chiudere dolcemente la porta. Temetti
che fosse scappata via, magari a prendere di nuovo il diretto per Milano. Invece, era
ancora là. E oggi è ancora qui con me: pensavo che avesse dimenticato la mia
scappatella, invece quando torna settembre, si risveglia la sua gelosia, ed io devo fare
attenzione che la lunga lama piatta del coltello sia pulita accuratamente.