Sorrise e
in un fiotto caldo il sangue che gli riempiva la bocca macchiò il sorriso.
Vischioso e umido prese a colargli lungo il mento. L'uomo osservò l'arma che teneva in
mano e lo sguardo spaziò nella semi oscurità della stanza, si addossò al muro, le dita
si immersero nella poltiglia che si allargava calda, vide il suo riflesso deformato nel
sangue. In un ultimo respiro si portò la pistola alla bocca, assaporò il sapore del
metallo e fece fuoco. La mano cadde inerte, la pistola la seguì scivolando sul pavimento.
Ancora silenzio nella stanza scura. L'uomo lentamente si portò le dita a sfiorare la
nuca, sentiva il sangue colargli lungo la schiena, in gola, lento e così caldo. Il foro
era più grande di quello sulla tempia, le dita si muovevano a misurarne il diametro.
David Coxx alzò gli occhi al cielo, fissò in lacrime il soffitto buio, inespressivo del
suo appartamento. Ancora una volta, ancora una volta era ancora vivo... Sentì il riso
salirgli sconsolato e nel sorridere un fiotto gli colò nuovamente lungo il mento,
obbligandolo a tossire.
Con il dorso della mano si pulì e si rialzò a fatica,
poggiandosi alla parete. Sfogò le sue angosce e il suo dolore in un urlo silenzioso,
disperato... se un dio c'era, bisognava poter morire... Si portò le mani al volto e
rimase immobile, nel buio della stanza, in piedi, vicino alla pozza scura del suo stesso
sangue. Scosso da fremiti strinse i pugni imbrattati del suo sangue, delle sue lacrime,
strinse i denti, forte, più forte finchè i muscoli tesi non gli bruciarono. Si rilassò.
Andò in bagno e si fece una doccia calda.
La sveglia suonò, così come ogni mattina, suonò nel suo appartamento così come in
tutti gli altri appartamenti del suo palazzo, come in tutti gli appartamenti della città.
La luce si accese, così come in tutti gli altri appartamenti di tutta la città.
David strinse il nodo della cravatta.
La porta del suo appartamento si aprì, così come tutte le porte di tutti gli altri
appartamenti di tutta la città.
Un nuovo altro giorno.
Uscì dall'appartamento, così come tutti gli altri, prese posto nella fila ordinata che
scendeva di gradino in gradino lungo le scale, fondendosi in un ordinato fiume con le
altre file degli altri palazzi nella strada.
Arrivò in ufficio, ad uno ad uno prendevano posto alle loro scrivanie. Così come la
prima volta che si era fermato un attimo di troppo e aveva visto, aveva capito, David
giurò a sé stesso che c'avrebbe riprovato quella stessa sera. Una stanza, enorme e
infinita di scrivanie. Uomini senza più volto. Morti che ancora camminano.
David Coxx prese posto alla sua scrivania. Se un dio esisteva, si doveva poter morire, per
trovare la vera vita nella morte, che quella non era vita...
Siamo già morti... vorrei solo non essermene mai reso conto...