Era una
giornata bellissima, cielo azzurro alternato da nubi nere che scorrevano davanti alle
finstre dei mieo occhi iniettati di rosso; il rosso sangue delle mie vite passate... Tutto
cominciò nel 1907 nel sobborgo londinese di "Blackheart" (cuore nero), proprio
come il mio, un cuore vivo ma senza respiro e alla ricerca della sete di amore...
Avevo soltanto tre anni, quando un giorno caddi malamente dalle scale, battendo forte la
testa fino a frantumare una piccola parte del mio cervello. Il medico che mi visitò era
un tipo strano, mi ricordava un mostro orrendo che spesso di notte veniva in visita nei
miei sogni-incubo... Era tutto vestito di nero e un gilet di velluto rosso spiccava sotto
quella giacca corrosa dal tempo. Le mani avevano lunghe dita e le unghie sembravano quelle
di un vampiro, chissà da quanti secoli non venivano tagliate!!! Chiusi gli occhi per non
vedere più la sua faccia e mi limitai ad ascoltare soltanto la sua voce metallica.
Mi disse che sarei morta, ma per sua sfortuna non fu così. Ventiquattro ore dopo mi ero
completamente ripresa, ero saltata giù dal letto e me ne ero andata in cucina a gustarmi
tranquillamente un pezzo di cioccolata. Ma da quel giorno qualcosa di strano si verificò
in me. Dopo la botta e la fuoriuscita di una piccola parte di materia grigia, mi si
risvegliò nella mente un ricordo ancestrale. Mi rammentai improvvisamente di una mia
esistenza precedente. In un'altra vita io avevo vissuto nell'antico Egitto, all'epoca del
faraone Seti I.
Ero stata una vergine vestale nel tempio di Abydos e mi chiamavo Bentreshyt. Mi ero
innamorata del faraone Seti I e, infrangendo il voto di castità, mi ero concessa a lui.
Rimasi incinta e, quando venni scoperta dai sacerdoti, per evitare uno scandalo fui
ammazzata e trucidata barbaramente... Passano le stagioni e quando compio il
quattordicesimo anno di età, un'altra esperienza sconvolgente penetra dentro al mio
corpo. Una notte stavo tranquillamente dormendo nel mio letto seicentesco sormontato da un
baldacchino con tende di pizzo nere trasparenti, quando mi svegliai sentendo un peso sul
petto. Spalancai gli occhi e tra terrore e piacere vidi un volto chino sopra di me. Era un
uomo molto alto e aveva le mani sulla scollatura della mia camicia. Lo guardai bene e,
sconvolta e sbigottita, mi misi a gridare.
Avevo già visto quel volto. Su un libro di storia antico, risalente al medioevo, un libro
dalle pagine consumate e ingiallite dai secoli, tramandato dai miei avi e arrivato a me
attraverso le sabbie del tempo... Era il fantasma del mio amato faraone Seti I. Gridai
fino a far uscire dalla mia bocca la bava del terrore.. Grida unite alla gioia...
Dopodichè il fantasma mi strappò la camicia dalla scollatura sino in fondo. Voleva fare
l'amore con me. In quel momento ammutolita chiusi gli occhi restando in attesa, ma la
mummia si volatilizzò. Diversi anni dopo, nel 1933 mi trasferii in Egitto, al Cairo, nel
regno mistico che millenni prima era appartenuto al mio carnale Seti. Qui, tra i misteri
perduti nelle profondità abissali delle sabbie del destino ritrovai lui; non mi apparve
più come una mummia, ma come un essere quasi normale. Potevo toccarlo, la lastra di vetro
che prima ci separava non esisteva più.
Lo guardavo, aveva un aspetto gentile, sulla cinquantina, così come lo avevo conosciuto
ad Abydos.
Solo parecchi anni dopo la sua ricomparsa cominciò a parlarmi come se quella fosse stata
la prima volta... Se poneva la mano su di me io potevo parlargli con esattezza, come se
fosse entrato in me qualche suo intimo potere. Ero quasi inconscia, come se fossi sotto
uno strano incanto. Il mio lungo viaggio era quasi giunto al termine, la mia ultima meta
era raggiunta e a Giza misi le radici.
In questo paesaggio quasi spettrale cominciai ad incontrare il mio amante spiritico quasi
tutte le notti. E in particolari occasioni non eravamo soli nell'oscurità gelida che ci
avvolgeva ma eravamo accompagnati dal giovane Ramsete, il figlio maledetto del mio amato.
Una notte Seti I mi rivelò che era giunto il momento di compiere il nostro destino e di
rimediare alla nostra antica colpa, rinunciando al nostro amore carnale per vivere in
purezza.
In un giorno buio e tempestoso di un anno remoto, mi lasciai andare tra le spire della
morte, sicura di risvegliarmi nell'aldilà degli egiziani, accanto al mio amico-amante. Il
faraone non potè dimenticarmi e mi cercò disperatamente tra I meandri bui di
quell'inferno, e dopo avermi ritrovata mi fece risalire sulla barca del sole conducendomi
attraverso le oscurità del regno dei morti fino a raggiungere la luce della via che ci
avrebbe portato per sempre tra le rovine sepolte di una vita eterna.