L'altra
sera ero proprio stanco. Stanco nella mente e nel corpo. Un'altra giornata intera sotto
terra per finire quei miei esperimenti che ormai da troppo tempo non portavano a sviluppi
interessanti.
Il continuo sgocciolio dal soffitto, la penombra che le tre lampadine dello scantinato non
riuscivano a diradare, l'odore di tutti i composti e misture; idee che continuavano a
materializzarsi nella mia testa scacciando il sonno che desideravo davvero. Almeno se
fosse arrivato avrei forse potuto evitarmi ciò che ho visto.
Vivo in un appartamento adatto ad un single direi. Una cucina, un bagno, una stanza da
letto, una per rilassarsi e un corridoio.
In realtà nella stanza adibita al rilassarsi faccio ben altro. Il tavolo è pieno sempre
di fogli con appunti sugli esperimenti del giorno stesso o su quelli che dovrò fare il
giorno dopo. Sulle poltrone quasi non ci si può sedere da tanti libri vi sono poggiati:
manuali di alchimia, chimica, numerologia, fisica, psicologia e versioni diverse di Bibbia
e Corano.
Tutto per qull'unico scopo che ormai da più di venti anni assorbe la mia vita: collegare
la realtà con il mondo trascendente. Poter verificare se quello che profeti e maghi
provano come reale sia effettivamente tale; provare anche io, uomo comune, le stesse
sensazioni, gli stessi pensieri.
Nella mia stanza il letto è posto in maniera tale da avere i piedi verso la porta. Mi
piace guardare nello studiolo prima di addormentarmi per ripassarmi mentalmente quali
fogli portarmi dietro il giorno successivo.
L'altra sera, come dicevo però, il sonno non arrivava mai.
Tutti i mobili della casa avevano deciso di assestarsi e i loro continui scricchiolii
erano amplificati oltre che dal silenzio, dalla mia inquietudine.
Poi tra i vari colpetti, ticchettii, fruscii mi è parso di sentire qualcosa di diverso.
Era come se qualcosa di pesante fosse effettivamente sul pavimento all'inizio del
corridoio. In realtà non so bene come potessi saperlo, ma credo che uno capisca quando
c'è un intruso in casa propria anche se non lo vede.
Tesi le orecchie e per quella che credo fosse una mezz'ora abbondante, non percepii nulla
di insolito nel buio.
Mi rigirai perciò su un fianco per trovare una posizione migliore per dormire. Tra i miei
rumori sono però sicuro di aver distinto un passo.
Rimasi perciò immobile per captare se esistesse un fratello del passo appena sentito.
Pareva del tutto impossibile; mi ripromettevo da mesi di oliare la porta di casa e se
qualcuno avesse deciso di entrare, avrebbe fatto talmente rumore che avrebbe potuto
svegliarmi dal sonno.
Secondi, minuti, ore, non saprei dire quanto sia passato, ma il passo arrivò. Attutito,
mescolato ad una goccia del lavandino che si era staccata ed era finita nello scolo, ma
arrivò.
Mi irriggidii senza poter pensare a nient'altro che ad ascoltare attentamente ai passi.
Ascoltare.
Ascoltare.
Un altro passo.
Cercai quindi di fare più spazio nella mia mente per escludere i rumori dei miei pensieri
che tentavano di farmi muovere. Dovevo ascoltare meglio.
Meglio.
Un altro passo.
Devo sentire.
Un altro passo.
A questo punto il panico cominciò a prendermi. Tentai quindi di saltare fuori dalle
coperte. Speranza vana. Quella pesante coppa sul tavolo non l'avrei mai raggiunta. Le mie
gambe non mi avrebbero mai permesso di muovermi. In realtà nessun muscolo del mio corpo
aveva intenzione di ubbidire.
Ero fermo. Immobile.
Ma ascoltavo.
Un altro passo.
E un respiro.
Ora era già più vicino.
Altri due passi.
Il respiro. Il respiro.
Ed eccolo. Si affacciò alla soglia della mia camera. Un aspetto totalmente
indescrivibile. Indescrivibile perchè non ho guardato in realtà la sua figura, ma gli
occhi.
Occhi gialli. Occhi pieni di odio. Odio puro.
Non so se a qualcuno di voi sia mai capitato di osservare qualcuno (o qualcosa) che odia
con tutto se stesso. La deformazione dello sguardo che imprime l'odio è qualcosa di
agghiacciante. Lacera il cuore dall'interno e scuote i tendini con una furia inumana.
Rimasi quindi fermo a fissare ipnotizzato quegli occhi che sempre più mi stavano
annientando. Non saprei ormai nemmeno dire se quello respirasse o avesse un vero corpo.
So di per certo che mi odiava.
Poi un suono cupissimo e cantilenante mi entrò nella testa; non appena tentai di
identificarlo, esplose. Esplose in una serie di grida di molteplici voci; nessuna delle
quali pronunciava parole a me note; nessuna voce riconducibile a persone conosciute nella
mia vita; nessuna voce aveva un vero tono.
Il mio corpo era fermo nel letto a fissare gli Occhi, il cuore era ormai in piena
tachicardia, la mia mente era annientata dalle grida. Avevo voglia di gridare, di
afferrarmi la testa, di scagliarmi contro gli Occhi, di fuggire, di scuotermi, di bere un
bicchiere d'acqua, di volare, di insultare, di studiare... di dormire.
E così accadde. I miei occhi si chiusero. In un attimo iniziai a dormire, o forse svenni,
questo non lo saprò mai. Ma mi risvegliai solo al mattino dopo.
Il sonno mi salvò dagli Occhi, o forse gli Occhi mi indussero il sonno, questo non lo so
dire. Da allora però ho smesso le mie ricerche.
Non sono più così sicuro di voler conoscere ciò che potrebbe essere.